Chadiya, 16 anni, la sua famiglia è senza casa, intervista esclusiva

Cronaca
San Frediano a Settimo
Mercoledì, 12 Aprile 2017

Emergenza abitativa, una questione trasversale che interessa molte famiglie del nostro territorio: italiane e straniere. Un’emergenza che fatica a trovare una reale e concreta soluzione. Ma chi sono i protagonisti, spesso loro malgrado, di questa drammatica situazione. Quali le loro storie, chi sono le persone che devono affrontare il calvario della mancanza di una casa. Cerchiamo, con questo primo articolo, di farveli conoscere.

Tra i recenti casi di emergenza abitativa vediamo quello dei Ben El Garne, una famiglia di origine marocchina, composta da 6 persone con tre figli minorenni. Sono stati sfrattati dalla casa a San Frediano a Settimo, in cui hanno vissuto per 10 anni, per morosità incolpevole; abitano momentaneamente in un alloggio di emergenza a Pisa, dal momento che il Comune di Cascina è sprovvisto di strutture di questo tipo, ma presto dovranno andarsene e trovare un’altra sistemazione. La famiglia ha partecipato ad un bando per l’assegnazione di un contributo di 12.000 euro, con cui rivolgersi a agenzie o privati per un affitto concordato. Tuttavia, data la gravità della situazione, i Ben El Garne sono in difficoltà nel rintracciare una nuova abitazione. Chadiya è la figlia più grande, 16 anni, ed è stata intervistata da Sara Ciucci, giovane studentessa del Liceo Classico “G. Galilei” di Pisa che sta svolgendo l’attività di alternanza scuola-lavoro.

S: Da quanto tempo stai in Italia? Come stato l’arrivo dal Marocco in questo paese?

C: Sono venuta qui nel 2006, il 22 gennaio, avevo 5 anni. Inizialmente è stato un po’ traumatico dato che sono due paesi completamente diversi, a partire dalla lingua o la cultura, ma anche il cibo, tutto.

S: Hai qualche ricordo del Marocco?

C: Sì, perché comunque, essendo venuta qui a 5 anni, sono cresciuta laggiù e sono marocchina in tutto e per tutto, anche perché ho i parenti lì, quindi ogni tanto ci vado, riconosco posti, persone…

S: Hai appena detto di essere “marocchina in tutto e per tutto”, ma in generale adesso ti senti più italiana o marocchina?

C: Questa è una domanda che mi fanno in molti, ma a cui è difficile rispondere… sono marocchina perché comunque sono nata lì, ma adesso ho anche preso la cittadinanza italiana, quindi sono metà e metà, inoltre parlo meglio l’italiano del marocchino, ma non lo so nemmeno io.

S: Qui in Italia hai sempre abitato nei dintorni di Pisa, o no?

C: Quando sono venuta in Italia ho abitato per un anno a Riglione, poi ci siamo trasferiti a San Frediano, dove ho vissuto fino a questi ultimi tempi.

S: Ad ogni modo, avendo vissuto per la maggior parte della tua vita a Pisa e avendo frequentato qui le scuole, suppongo tu abbia buona parte dei tuoi amici qui.

C: Sì, assolutamente: gli amici sono tutti qui, quelli che ho in Marocco sono solo parenti e cugini. Inoltre sono entrata a far parte della comunità italiana, sia per quanto riguarda gli amici e la scuola, ma anche a livello di società mi trovo in un buon contesto a cui ormai mi sono abituata.

S: Cosa pensi di ciò che sta succedendo in questo periodo alla tua famiglia? Come è stato lo sfratto da San Frediano?

C: Ho vissuto più di 10 anni in quella casa, ma il 25 gennaio sono venuti gli assistenti sociali, dicendo che la struttura era inagibile, è infatti molto vecchia, e ogni volta che pioveva c’erano delle infiltrazioni, per cui noi più volte abbiamo chiamato i vigili del fuoco o i carabinieri, i quali rispondevano che, essendoci situazioni peggiori della nostra, non sarebbero venuti da noi.

S: L’inagibilità della casa dipendeva da voi o da chi l’affittava?

C: Il proprietario della casa è sempre stato molto comprensivo con noi e fece fare delle ristrutturazioni al tetto, ma non sono bastate. Dopo averci fatti uscire, gli assistenti sociali ci hanno portati in un albergo d’emergenza a Pisa, dove noi siamo andati pensando che in seguito ci avrebbero portati in una casa popolare, o qualcosa di simile.

S: Dal momento che siete una famiglia numerosa mi sorge una curiosità: come vi trovate in questo albergo?

C: L’albergo si trova in un palazzo nuovo ed è bello, ma il nostro alloggio non è adatto a una famiglia di 6 persone: ha solo un salotto, una cucina e una mansarda, dove viviamo e dormiamo tutti insieme. In questi giorni ci hanno dato un ultimatum per uscire, ma noi abbiamo rifiutato: dato che nella mia famiglia ci sono tre minorenni, non possiamo andarcene prima che si trovi una sistemazione sicura. Più volte abbiamo ripetuto questa cosa sia agli assistenti sociali che al Comune di Cascina, ma facevano da scarica barile tra loro e ci hanno prolungato la permanenza per un’altra settimana. Ci è stato riconosciuto un contributo di 12000 euro per morosità incolpevole, con cui dobbiamo trovare una casa in affitto, così ci siamo rivolti sia alle agenzie che ai privati, ma, appena venivano a conoscenza della nostra situazione, rifiutavano di affittarci un’abitazione.

S: Nel caso in cui non trovaste nessuna casa, che cosa dovreste fare? Andreste via?

C: Inizialmente il Comune ci trovò una casa a Ponsacco in cui noi avremmo potuto abitare per circa 17 mesi, ma abbiamo dovuto rifiutarla perché non era comoda dal momento che sia io che mio fratello frequentiamo le scuole a Pisa e abbiamo diversi impegni qui, per cui torneremmo a casa verso le 18:00 o 18:30, e in questi orari non ci sono più mezzi di trasporto fino a Ponsacco.

S: Qualche giorno fa mi dicesti che in extremis sareste andati o in Marocco o a Lione… è sempre così?

C: Sì, abbiamo pensato di cercare un lavoro e una casa in un altro paese, ma non è facile. La possibilità sarebbe quella di andare in Marocco, ma né io né i miei fratelli vogliamo andarci, sia per poter completare qui gli studi, ma anche perché trasferirsi altrove significherebbe ricominciare da zero per ogni cosa, dalla lingua agli studi.

S: Da cosa vi è venuta l’idea della Francia?

C: Dal momento che siamo marocchini la nostra seconda lingua è il francese, quindi non avremmo troppi problemi da questo punto di vista; inoltre conosciamo diverse persone che ci abitano e dicono di trovarsi bene. Ad ogni modo l’idea non sarebbe male, ma dovremmo comunque andarci dopo aver finito gli studi per poter prendere un diploma per iniziare a lavorare. In particolare, io frequento la scuola alberghiera e sogno di aprire una pasticceria tutta mia.

S: Nel caso in cui dovessi andartene dall’Italia che cosa ti mancherebbe principalmente?

C: Tutto. Penso che se andassimo in Marocco la mia vita si rovinerebbe: è un bel paese ed è la mia terra madre, ma la situazione non è delle migliori, in particolare per quanto riguarda la considerazione delle donne non avrei molte possibilità.  E poi lasciare l’Italia sarebbe disastroso, soprattutto per i miei due fratelli minori, che sono nati in Italia, hanno la cittadinanza italiana e parlano solo l’italiano… portarli laggiù significherebbe rovinargli la vita. Per quanto riguarda me, dovrei lasciare gli amici che ho qui, che sono davvero tanti, e l’idea mi sconvolge.

S: speriamo di trovare una soluzione il prima possibile, dati vari problemi che porterebbe un eventuale trasferimento.

C: sì, speriamo che tutto si risolva al più presto e che il Comune si occupi in qualche modo di noi.

luca.doni