Crespina e la scuola solo per i residenti. I sindacati: "Decisione non legittima"

Cronaca
Crespina - Lorenzana
Sabato, 17 Aprile 2021

La protesta dei genitori contro la mossa del sindaco D'Addona trova supporto nei sindacati che chiedono al Comune di rispettare le normative. In caso contrario sarà battaglia con gli uffici competenti

Il caso dei 16 bambini a rischio esclusione dalla scuola media "Cozzi" di Crespina, ha spinto i sindacati ad una presa di posizione netta.

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Il cambio d'uso di parte dell'istituto voluto dal sindaco Thomas D'Addona non sembra essere legittimo - scrivono i sindacati - "in particolare perché non tiene conto delle delibere degli organi collegiali, non rispetta il progetto iniziale dell'istituto, non permette la libertà di scelta formativa delle famiglie".

In più i sindacati chiedono "alla giunta di rispettare la normativa vigente e rivedere la modifica del piano di utilizzo dei locali dell'IC Mariti, permettendo la formazione di tre prime e quindi l'inclusione degli/delle studenti non residenti che hanno fatto domanda. Diversamente, siamo determinati ad appellarci agli uffici competenti".

Le scuole medie Cozzi fanno parte dell'Istituto Comprensivo Giovanni Mariti di Fauglia, Scuola Capofila Rete Senza Zaino (riporta orgogliosamente il sito dell'IC), "nato nell’anno scolastico 1999/2000 riunendo insieme le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie dei Comuni di Crespina, Fauglia, Lorenzana, Orciano Pisano e Santa Luce".

La battaglia tra famiglie e Comune di Crespina-Lorenzana  - avevano scritto i genitori - si era acuita "Il giorno dopo la chiusura ufficiale delle iscrizioni", quando "appurato che di 61 domande, 16 erano di alunne e alunni provenienti dallo stesso Istituto Mariti ma non residenti nel comune, la Giunta Comunale ha modificato la destinazione d’uso delle aule portando la capienza del nuovo plesso, progettato per 3 sezioni ampliabili a 4, a solo 2 sezioni escludendo di fatto gli iscritti di fuori comune".

 

Scrivono oggi i sindacati.

Nel Comune di Crespina Lorenzana prosegue purtroppo la vicenda relativa al rischio di esclusione di 16 alunni/e dall'iscrizione alla prima media della Scuola Media di Crespina Lorenzana dell'IC Mariti per il prossimo anno scolastico, in quanto non residenti e provenienti da altro comune. In seguito infatti al cambio del piano di utilizzo di parti dell'edificio da parte del Sindaco, verrebbe meno la possibilità di formare tre sezioni.

La decisione, spiegata in una nota della giunta comunale, si riassume sostanzialmente nella necessità di contenere i costi relativi all'accoglienza degli/delle alunni/e provenienti da altri comuni. Il Comune sostiene infatti di aver già il 25% di studenti provenienti da altri comuni limitrofi; il piano d'uso di parte dell'edificio è stata quindi modificata recentemente dal sindaco per poter formare solo due sezioni.
Di conseguenza, 16 studenti che avrebbero dovuto frequentare nell’a.s. 2021/2022 la scuola media di Crespina Lorenzana dell'IC “Mariti” dovranno iscriversi presso altre istituzioni scolastiche. Si tratta quasi completamente di studenti che hanno frequentato quell'istituto comprensivo già nella scuola primaria e/ dell’infanzia, per una scelta ben precisa delle famiglie che condividono l'impostazione didattico-pedagogica proposta dal modello “Scuola senza zaino”, attivo nella scuola da alcuni anni. Il fatto di doversi trasferire in altre scuole comporterebbe quindi l'interruzione della continuità didattica del percorso verticale di questi alunni e la violazione del diritto di scelta formativa da parte delle famiglie. La mancata formazione di una classe, inoltre, comporta una serie di conseguenze gravi a livello di posti di lavoro e di crescita e sviluppo della scuola stessa: il ridimensionamento scolastico, infatti, oltre a colpire studenti e famiglie, colpisce pesantemente i lavoratori e le lavoratrici della scuola.

Il cambio del piano di utilizzo di alcuni locali della scuola, avvenuto tra l'altro nella fase conclusiva del percorso delle iscrizioni, non tiene conto di questi aspetti e soprattutto, a quanto ci risulta, è stato elaborato senza consultare l'istituto, come invece è previsto per legge. Oltre a questo, non sono state prese in considerazione le istanze del Collegio docenti, del Consiglio di Istituto, organi che si sono espressi chiaramente per l'attivazione di tre prime, con l'inclusione degli/delle alunni/e non residenti; né sono stati tenuti presenti i criteri di formazione delle classi dell'Istituto; né, infine, si tiene presente la richiesta all'USP di attivazione di tre classi prime regolarmente presentata dalla scuola. Oltre a questo, ci chiediamo che senso abbia modificare gli spazi di una scuola che è stata progettata per ospitare fino a 3 sezioni: se la cifra stanziata per quell'edificio è relativa a un certo numero di studenti, in base a quale principio se ne cambia il piano di utilizzo, riducendone di fatto la possibilità di accoglienza?

Alcune riflessioni ci sembrano doverose anche per quanto riguarda l'impatto economico, addotto dalla giunta come principale motivazione della decisione.

La comunicazione della giunta fa riferimento a un 25% di studenti non residenti, che però è composto anche da studenti che fisiologicamente, come avviene sempre tra piccoli paesi, si spostano tra un comune e l'altro per equilibri territoriali assodati negli anni. Se la cifra è calcolata su tutta la popolazione studentesca non residente, invece che essere calcolata solo sugli alunni/e che hanno chiesto l'iscrizione alla prima media per l'anno prossimo, è chiaro che i numeri si gonfiano; oltre a questo, andrebbe inserita nel calcolo anche la percentuale di alunni/e che invece si spostano dal comune di Crespina nelle scuole dei comuni vicini, perché questo riporta in parte in equilibrio il conto. Sempre nel documento della giunta si sostiene che il 25% di alunni non residenti sia un numero sproporzionato; chiediamo in base a quale criterio lo sia, in quanto non ci risultano limiti di legge in tal senso, così come non vi sono limiti per non residenti nei criteri di accoglienza stabiliti dal Consiglio di Istituto dell'IC Mariti. Sempre per quanto riguarda le spese, non ha senso inserire tra i costi variabili (legati al numero degli studenti iscritti) il numero dei banchi, in quanto è un acquisto che non cambia di anno in anno: sono beni che restano alla scuola, che hanno una vita molto più lunga del ciclo scolastico di ogni studente, la cui spesa si ammortizza nel tempo. Lo stesso discorso vale per gli arredi in generale, come per gli stipendi dei/delle cuochi/e. Segnaliamo infine, per quanto riguarda gli spostamenti di classi citati nel documento, che questi sono causati dalle norme anti-COVID e non dal numero di alunni non residenti, i quali non sono tutti concentrati in una classe ma distribuiti su più classi.

Come sindacati riteniamo che l'operazione di cambio d'uso di parte dell'IC Mariti non sia legittima, in particolare perché non tiene conto delle delibere degli organi collegiali, non rispetta il progetto iniziale dell'istituto, non permette la libertà di scelta formativa delle famiglie.
Si tratta inoltre di una scelta che ha gravi conseguenze da molti punti di vista. Il passaggio di ragazzi e ragazze da un comune all'altro è fisiologico ed è giusto perché porta crescita, scambio, movimento sociale e culturale; per non citare il fatto che senza i non residenti molte scuole rischierebbero di chiudere. Nella fattispecie, inoltre, le famiglie hanno deciso di iscrivere i propri figli a una scuola che ha un percorso specifico a livello didattico e pedagogico ed è più che comprensibile che vogliano continuare quel percorso: il Comune non può decidere di punto in bianco di interromperlo per motivi puramente economici. Così si fa pagare il prezzo solo agli studenti, alle famiglie e a tutto il personale che lavora in quell'istituto. Così ci rimette il diritto allo studio, alla mobilità; così ci rimette la qualità della scuola pubblica. Invece di intensificare i rapporti con la cittadinanza li si recide, in nome del risparmio. E si violano diritti costituzionalmente garantiti, come la libera mobilità dei cittadini sul territorio e la possibilità di iscriversi in istituti scolastici di altri comuni.

La soluzione sul piano economico è da trovare altrove, con accordi tra comuni che permettano un'equa suddivisione dei costi, tenuto conto degli spostamenti degli alunni di anno in anno; e con richieste a livello regionale e nazionale di finanziamenti che possano coprire le richieste e le necessità dei vari territori.

Come sindacati ribadiamo il ruolo centrale della scuola nel contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, nel garantire pari opportunità, nel prevenire la dispersione scolastica, nel rappresentare una realtà aperta e accogliente; ribadiamo l'importanza della continuità nel processo educativo; ribadiamo il diritto di scelta delle famiglie; ribadiamo la necessità di contrastare una visione ristretta e campanilistica del dimensionamento scolastico, a garanzia di un ambiente educativo in cui chi vi lavora e lo frequenta possa farlo nel modo più sereno possibile.

Chiediamo alla giunta di rispettare la normativa vigente e rivedere la modifica del piano di utilizzo dei locali dell'IC Mariti, permettendo la formazione di tre prime e quindi l'inclusione degli/delle studenti non residenti che hanno fatto domanda. Diversamente, siamo determinati ad appellarci agli uffici competenti.

Le Organizzazioni Sindacali Territoriali della Scuola della Provincia di Pisa
Flc CGIL, Fsur CISL, UIL Scuola RUA, SNALS, FGU - Gilda Unams, Cobas Scuola Pisa

carlo.palotti