Il film horror che ha ucciso la passione dei tifosi

Sport
Martedì, 30 Ottobre 2018

Tutto rinviato, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, fino ad arrivare alla soglia dei due mesi. Una manfrina ignobile per dire: «adesso è troppo tardi dobbiamo giocare, si resta così, come deciso in agosto». Anche il più ingenuo dei neofiti del calcio avrebbe capito che i continui rinvii, i tempi che si dilatavano sotto il peso di un ricorso al Tar piuttosto che alla Camera di Conciliazione del CONI o del Consiglio di stato, avrebbe portato alla più salomonica quanto pilatesca decisione di lasciare tutto invariato.

Serie B a 19 squadre, serie C a 59, gli unici che hanno guadagnato qualcosa da tutta questa vicenda, oltre a Gravina che facendo l’ondivago (a Pisa si dice in un altro modo ma non è, giornalisticamente parlando etico scriverlo) fra le varie posizioni ha guadagnato lo scranno più alto della FIGC, sono gli avvocati delle 6 squadre in bilico, questi principi del Foro si che parcella dopo parcella hanno vinto il loro terno al lotto.

Poi ci sono i presidenti delle sei squadre coinvolte, i proprietari di Entella, Pro Vecelli, Novara, Ternana, Siena e Catania, oltre a Camilli della Viterbese che è quello che ha tenuto il comportamento peggiore e ricevuto quello più servile dalla Lega Pro. L’impressione è che a tutti questi signori dei propri tifosi non importi un fico secco, l’unico scopo era dividersi la torta dei diritti televisivi della serie B, arraffare una parte di malloppo ad ogni costo, anche pagando il prezzo partecipare solo per pochi mesi ad un campionato con una squadra incompleta, costruita per la serie C e con dieci partite da recuperare. Se poi a giugno dovesse arrivare una retrocessione corrispondente a tornare da dove si è partiti, poco male ci sarebbe il portafoglio un po’ più gonfio a consolare i proprietari.

Chi invece ha perso e di brutto sono solo ed esclusivamente i tifosi, di tutte le squadre, non solo di chi ha cercato di guadagnare l’élite di un campionato migliore entrando dalla finestra. Oggi si gioca, domenica no, prossima settimana decide il TAR, che rinvia tutto alla settimana successiva. Consolarsi guardando la classifica? Neanche a parlarne visto il numero cospicuo di partite da recuperare sulle spalle di molte squadre. Già le partite da recuperare, tutte di mercoledì, in barba a chi per impegni lavorativi non potrà seguire la propria squadra nonostante in estate, accecato d’amore per il suo club, abbia sottoscritto un abbonamento che utilizzerà solo in parte.

Chi ha scritto il copione di questo film horror ha sferrato una coltellata vera al cuore della passione per il calcio e per il proprio club. A fine stagione qualcuno (quanti ancora non ci è dato sapere) festeggerà una promozione, ma certo il campionato non resterà impresso nella memoria come qualcosa di unico e indimenticabile; la cavalcata trionfale non apparterrà a nessuno ed il dubbio che sia stato vinto un campionato comunque sporco non si potrà lavare via semplicemente alzando un trofeo al cielo.

Riparte anche il campionato del Pisa che si ritrova alle prese con tre trasferte consecutive, altra anomalia mai vista nella storia moderna del calcio italiano. La società nerazzurra, non ha rivendicato diritti assurdi di ripescaggio, né puntato i piedi per finire in un girone in particolare, ha semplicemente seguito le regole in modo ligio ed attento, e la Lega Pro, l’ha ricompensata con questa grande ingiustizia, segno evidente che ci sono figli e figliastri, del resto, non dimentichiamolo, il presidente uscente e neo numero uno della FIGC è quel Gabriele Gravina, ovvero colui che mai ha messo piede all’Arena Garibaldi nei suoi anni di presidenza, nonostante quello di Pisa sia uno degli stadi con il maggior numero di spettatori, neanche quando ci fu da consegnare il trofeo per la vittoria dei play-off 2015/2016. In quei giorni di giugno, agli albori della lotta contro i romani, il signor Gravina, è bene non dimenticarlo, si schierò con Petroni e Taverniti (leggi qui) disertando la festa all’Arena Garibaldi e mancando così di rispetto ad un allenatore campione del mondo e a tutti i calciatori che meritavano la stretta di mano di quell’uomo che Pisa non ha mai visto in faccia.

massimo.corsini