Pisa-Fiorentina B? No, grazie!

Sport
Giovedì, 10 Maggio 2018

Non è bastato mortificare la terza serie con l’introduzione di playoff assurdi che alla fine potrebbero premiare una decima classificata arrivata a distanza siderale dalle prime posizioni, il colpo di grazia alla Serie C viene ora assestato con la decisione (c'è chi dice già dalla prossima stagione) di inserire in organico le squadre B dei top team italiani, o meglio di chiunque, fra le squadre della massima serie, intenda schierarne una, visto che sarà realizzato un bando al quale tutte le società di serie A potranno partecipare per chiedere l’ammissione al campionato. Le regole sembrano essere assai chiare: le squadre B prenderanno i posti delle società che non si iscrivono al campionato o per compensare comunque le mancate iscrizioni e riportare il campionato a 60 squadre; dovranno essere formate da giocatori Under 21 con un massimo di un paio di fuori quota Under 23, potranno essere promosse e potranno retrocedere a patto di non finire mai nello stesso campionato della “squadra madre”. Tre regole che rappresentano tre coltellate mortali ad un campionato reso già agonizzante da una gestione scellerata fatta di scelte compiute non nell’interesse dei tifosi e del campionato, ma solo nell’interesse elettorale di politicanti la cui unica ambizione è occupare una poltrona il più a lungo possibile.

Secondo il progetto, rivelato ieri da Alessandro “Billy” Costacurta, quindi niente ripescaggi per la prossima stagione, con buona pace di quelle piazze che hanno fatto la storia del calcio Italiano, vedi Como, disposte a sobbarcarsi tutti gli oneri economici necessari pur di ritrovare il calcio professionistico. Lascia quanto meno perplessi anche la transumanza di giovani nelle squadre B: ferme restando le regole che impongono un certo numero di giovani, con l’introduzione delle seconde squadre quelli migliori saranno tutti ad appannaggio delle team riserve, dove certamente potranno crescere sorvegliati a vista dalla casa madre, ma dove non avranno mai quella tensione, quella carica emotiva, quel pathos che solo una piazza storica può dare. Tradotto in soldoni: lottare per la promozione a Pisa, Catania, Lecce, Vicenza o Padova, non è la stessa cosa che farlo con la seconda squadra della Juve, Milan e Inter, perché il bacino di utenza B di queste ultime sarà senza dubbio più ristretto e meno passionale.

Promozioni e retrocessioni rappresentano poi la farsa finale: di certo una Juventus B che arriva terz’ultima (se mai dovesse capitare) non si iscriverebbe in alcun modo alla serie D, prima di tutto perché non ne avrebbe interesse, in secondo luogo si porrebbe anche una questione giuridica visto che la serie D è un campionato dilettantistico nel quale si ritroverebbero società professionistiche. Anche per le promozioni a lungo andare potrebbero esserci pericolose anomalie: che dire di una squadra in lotta per la promozione che non può salire di categoria perché in serie B c’è la casa madre? Quanto falsato potrebbe risultare un campionato di quel tipo considerando l’abitudine tutta italiana di “pesare gli stimoli” nelle ultime giornate e giocare quindi di conseguenza?

Sarebbe interessante sapere se tutte queste problematiche sono state analizzate e pesate da parte del governo del calcio. Già, ma quale governo? Il calcio Italiano è commissariato ormai da mesi, e un provvedimento di una importanza del genere avrebbe dovuto essere concertato da un esecutivo eletto, stabile e nel pieno delle sue funzioni, non da un commissario nominato per gestire la crisi e l’ordinaria amministrazione.

Chi pensa di risolvere i problemi del calcio italiano emersi in tutta la sua dirompenza con l’eliminazione dai mondiali, con questo provvedimento scimmiottato da quanto avviene in altri paesi, dimostra ancora una volta una visione d’insieme parziale e una pochezza di idee senza precedenti. In Europa anche Spagna, Germania e Olanda hanno introdotto da anni le seconde squadre, ma il contesto geografico, storico, e sportivo è totalmente differente. Il grande successo del calcio Italiano, negli anni del boom, era dovuto anche a piazze di provincia come Cesena, Como, Pisa, Ascoli, Vicenza con la Lanerossi, Perugia, tutte realtà che saranno messe a dura prova e che faranno sempre più fatica a sopravvivere di fronte ai colossi che alla fine si rivelano giganti di cartapesta che in Europa vengono regolarmente e sistematicamente smascherati.

massimo.corsini