Pontedera - Pisa, il borsino

Sport
Lunedì, 4 Dicembre 2017

Il Pisa mantiene l’imbattibilità che dura dalla seconda di campionato e sale così a 16 turni, ma evidentemente comincia ad essere una magra consolazione perché, dopo il pareggio di ieri a Pontedera, la vetta si allontana nuovamente ed ora dista 7 punti.

Che la sfida con il Pontedera potesse essere una partita ostile si sapeva, storicamente e tradizionalmente è sempre stato così con la cittadina di provincia che sogna ogni anno lo sgambetto al capoluogo e fa di questa partita la sua ossessione stagionale. Anche il calendario non ha dato una mano ai nerazzurri inserendo questa partita subito dopo il derby, quello vero, contro il Livorno, ed il Pisa di oggi, non ha, evidentemente, la forza per reggere due partite mentalmente impegnative nel breve volgere di pochi giorni.

COSA FUNZIONA Alla fine resta da prendere come nota positiva solo l’ultima mezz’ora di gioco nella quale il Pisa ha fortemente voluto il pareggio, dimostrando, con tutti i limiti manifestati nella gelida serata al Mannucci, di volere fortemente un risultato positivo che tenesse aperta la striscia positiva. Fra i singoli spicca Giannone. Il trequartista non si è mai arreso, ha trascinato la squadra anche nei momenti in cui sembrava sul punto di alzare bandiera bianca. Avrebbe meritato anche il goal dopo un costa to coast sulla fascia destra del campo.

COSA NON FUNZIONA Come ha ammesso lo stesso Michele Pazienza al termine della gara questa squadra deve imparare ad approcciarsi in modo positivo alle partite. Invece la scossa arriva sempre dopo aver preso un schiaffo, ma non sempre succede come a Carrara che riesci a ribaltare il risultato. Con 10 uomini sotto la linea della palla sono tornati i soliti problemi di costruzione del gioco: chi punta a vincere il campionato deve fare i conti con squadre che piazzano “l’autobus” davanti alla porta e deve essere bravo, soprattutto con i movimenti dei giocatori senza palla, a far muovere gli avversari e a crearsi gli spazi necessari per far male.

Uscendo dall’analisi tecnica della partita non funzionano poi un altro paio di cose che fanno della terza serie un campionato più simile ad una categoria dilettantistica piuttosto che professionistica. Ieri sera la partita si è giocata su un campo di gioco indegno per la serie C. Un terreno sintetico, ormai, vecchio, logoro, dove si fatica e restare in piedi, un terreno che fa rimpiangere i campi in terra battuta del sud Italia negli anni ’80. Infine giocare alle 20.30 in pieno inverno è un assurdo. Scimmiottare la serie A non rende migliore la serie C. Ci sarebbe da capire certi oriari se nelle casse delle società entrassero milioni di euro dai diritti TV, in quel caso il gioco varrebbe la candela, ma per i pochi soldi che arrivano e  che non spostano minimamente il bilancio delle società, fissare l’inizio delle partite, nei mesi invernali, oltre le 16:30 è da dilettanti allo sbaraglio.

DA RIVEDERE Più che da rivedere c’è da capire, capire cosa il Pisa riuscirà a fare da grande. Alterna prestazioni di grande carattere (vedi Carrara, il derby con il Livorno, ma anche la sfida con la Pistoiese), ad altre dove sembra il lontano parente di se stessa (Giana Erminio e Pontedera). Mister Pazienza, che ieri sera non è riuscito a nascondere la propria arrabbiatura per una partita mal interpretata, ha detto che il “suo” Pisa è ancora work in progress, che il lavoro da fare è tanto e se a questo aggiungiamo le parole spese in settimana dal DS Ferrara sul mercato, la conclusione che si può trarre è che a questo punto il vero Pisa lo vedremo dopo la sosta. Con qualche innesto di qualità e con il lavoro a campionato fermo, al rientro in campo nel 2018 vedremo se il Pisa potrà davvero spiccare il volo o se sarà una eterna incompiuta. Noi, ovviamente, speriamo fortemente nella prima ipotesi.

 

massimo.corsini