Pupazzi per combattere la nostalgia dei compagni in Dad

Cronaca
Cascina
Venerdì, 28 Gennaio 2022

Accade alle scuole medie di Casciavola. La dirigente scolastica Amato: " Un modo per sottolineare che la classe resta unita, anche a distanza"

I ragazzi hanno sempre una marcia in più. La conferma arriva ancora una volta dal mondo della scuola e più precisamente, dalla Secondaria di Primo grado “Luigi Russodi Casciavola.

Presso l’Istituto cascinese guidato dalla dirigente scolastica Cristina Amato, nei giorni scorsi, su iniziativa degli stessi alunni, tra i banchi rimasti vuoti per la pandemia da Covid-19, sono apparsi dei pupazzi.
Autoprodotti, messi in bella vista, proprio per colmare le assenze degli studenti rimasti a casa e in collegamento da remoto per seguire la lezione in Did (Didattica integrata digitale ndr).

“Non è un’iniziativa lodevole – precisa la dirigente Cristina Amato -, non va catalogata in questo modo. Quei pupazzi sono invece l’espressione estemporanea della condizione particolare vissuta dagli studenti. Un modo per sottolineare che la classe resta unita, anche in Did. Esplicata dagli studenti con il loro linguaggio, con il loro registro linguistico, mai banale e spesso ironico”.

Nella scuola dell’obbligo il ricorso alla Did o Dad (Didattica a distanza ndr), è una soluzione diffusa, su cui le normative vigenti lasciano poco spazio di manovra.

“Al ragazzo positivo o in quarantena – continua Amato - dobbiamo assicurare le lezioni a distanza. Tutti, allo stesso tempo, personale docente, famiglie e studenti, spingono per seguire le attività in classe, in presenza. Non è una situazione semplice e anche gli insegnati, ogni giorno, devono reinventarsi, mettersi in gioco. Dobbiamo purtroppo far fronte a questa situazione e fortunatamente, anche grazie all’intervento del Comune di Cascina, abbiamo una Rete molto performante, che funziona bene e che garantisce un buon servizio”.

Tra gli studenti e le loro famiglie le abitudini sono cambiate necessariamente, gettando un po’ tutti nello sconforto. In questo solco va collocata l’intera storia, una sorta di rito pensato e realizzato dai ragazzi per esorcizzare il tutto.

“In questa storia – continua Cristina Amato, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “Paolo Borsellino” di cui le Russo di Casciavola fanno parte - la scuola non ha avuto alcun ruolo diretto. Il personale docente ha seguito il tutto con attenzione, ma tenendosi in disparte. Ogni ragazzo ha preso pezzi del proprio abbigliamento e con giacca, guanti e cappello, ha realizzato un pupazzo. Qualcuno lo ha anche fornito di mascherina”.

carlo.palotti