In ricordo di Comasco Comaschi, assassinato dai fascisti

Politica
Cultura
Cascina
Giovedì, 23 Marzo 2017

Lo scorso 19 marzo ricorreva il 95° anniversario della morte di Comasco Comaschi, cascinese, assassinato in un agguato dai fascisti. Era il 1922. Lo vogliamo ricordare attraverso la biografia pubblicata dalla "Collezione digitale - Biblioteca Franco Serantini" (cliccando sul nome di Comasco Comaschi si accede alla pagina web)

COMASCO, Comaschi

Biografia: Nasce a Cascina (Pi) il 27 ottobre 1895 da Ippolito e Virginia Bacciardi, maestro d’arte ed ebanista. Cascina all’epoca è una cittadina la cui economia si basa su una folta presenza di piccoli artigiani del legno e dove l’associazionismo operaio è stato vivace fin dall’Unità d’Italia.

È in questo ambiente e anche sotto la guida del padre Ippolito, già militante nel locale movimento anarchico dagli anni Ottanta, che C. matura quelle idee libertarie che lo portano ad un forte impegno sociale.

È tra i promotori della locale sezione della Pubblica Assistenza, stimato insegnante alla Scuola d’arte di Cascina, nonché abile artigiano ebanista. Il gruppo libertario di Cascina guidato da C. è molto attivo come ricordano alcuni militanti comunisti tra cui Ideale Guelfi, volontario nella guerra di Spagna, che in una loro testimonianza, rilascianta nel 1980, dichiarano che negli anni del Primo dopoguerra a Cascina gli “anarchici erano molto forti” e «Umanità nova» era “l’unica stampa di sinistra diffusa” nel territorio.

Dopo le lotte del Biennio rosso, con l’affermarsi nella provincia dello squadrismo fascista, C. diventa per la sua militanza coerente e coraggiosa il naturale leader della sezione di Cascina degli Arditi del popolo.

Nell’agosto del 1921, durante la cerimonia di fondazione del fascio di Cascina al teatro comunale, interviene per far sentire la voce dissenziente e ferma degli anarchici e degli antifascisti locali sventolando in segno di sfida la “bandiera nera del Gruppo anarchico”; nel medesimo anno difende da solo alcuni suoi allievi dalle minacce velleitarie di un gruppo di fascisti.

La situazione politica e dell’ordine pubblico di Cascina, soprattutto per quanto riguarda la convivenza tra carabinieri e fascisti è talmente grave a causa delle continue violenze squadristiche che il capo di gabinetto degli Interni, il 22 gennaio 1922 invia un telegramma al prefetto di Pisa nel quale tra le molte cose sottolinea che i militi della stazione dei Carabinieri di Cascina “malgrado disposte revoche consentirebbero illecito porto arma fascisti con cui fraternizzerebbero”.

All’inizio del 1922 C. subisce la prima aggressione da parte dei fascisti.

La sera del 19 marzo 1922, dopo aver partecipato a una riunione in località Marciana, C. fa ritorno a casa accompagnato in calesse da altri tre anarchici quando nei pressi del Fosso Vecchio, cade in un agguato tesogli da un gruppo di fascisti nascosti nella campagna adiacente che sparano diversi colpi di arma da fuoco. C. colpito alla testa muore immediatamente mentre i compagni lo trasportano a Cascina presso la sede della Pubblica Assistenza.

Le indagini della Questura di Pisa e dei carabinieri si indirizzano subito verso un gruppo di fascisti del luogo di cui sette vengono fermati nei giorni seguenti l’omicidio ma senza nessuna concreta risultanza tanto che tutti saranno poi gradualmente rimessi in libertà. Tra di loro c’è uno degli esecutori dell’omicidio Orfeo Gabriellini che, solo nel Secondo dopoguerra sarà condannato insieme a Dante Bertelli e altri a pene variabili dai due ai dieci anni.

Il giorno seguente la morte di C. tutta Cascina è in lutto, uno sciopero spontaneo di protesta e la chiusura di tutti i negozi per lutto fanno piombare la cittadina in uno stato di profonda prostazione mentre i maggiori quotidiani come «La Nazione» e l’«Avanti!» riportano la cronaca dei fatti (21 mar. 1922).

I funerali di C., davanti i quali prendono la parola per l’ultimo saluto Gusmano Mariani, Pilade Caiani e il sindaco di Cascina, Giulio Guelfi, rappresentano per la cittadina toscana l’ultima libera manifestazione, alla quale partecipano molti cittadini e lavoratori, prima dell’avvento definitivo del fascismo.

«Umanità nova» racconta che “Cascina era tutta parata in rosso e nero. Il corteo funebre ha attraversato le vie seguito da enorme folla commossa e piangente. Dalle finestre piovevano fiori, gettati da mani gentili, sulla cassa del martire. Oltre 60 corone seguivano il corteo funebre. Ogni classe di cittadini, senza distinzione di partiti, si è unita alla manifestazione di cordoglio e di protesta” (La manifestazione di cordoglio per il compagno Comaschi assassinato a Cascina, 26 apr. 1922). Anni dopo Mariani, in un commosso ricordo del giovane C., scrive: “fondatore di un attivo Circolo operaio in cui aleggiava lo spirito libertario, con sala di lettura e biblioteca” era un “giovane pieno di grande bontà, che nutriva tanto amore per i piccoli, questo spirito di artista, questo appassionato organizzatore, questo assertore del principio di solidarietà, era anche pieno di ardimento, era anche un ribelle” (Date fiori ai ribelli caduti…, «Seme anarchico», mar. 1961). Il 19 marzo 1961 il popolo di Cascina e gli anarchici nella piazza della mostra artigiana pongono in ricordo di C., un busto dello scultore F. Morelli, con una partecipata manifestazione nel corso della quale parlano agli astanti Alfonso Failla e Remo Scappini. (F. Bertolucci)
 

(nelle foto due immagini di Comasco Comaschi e i suoi funerali immportalati proprio al passaggio sul viale che poi prenderà il suo nome - foto tratte da sito internet "www.bsfcollezionidigitali.org)

luca.doni