Titignano piange il suo parroco

Cronaca
Titignano
Sabato, 4 Maggio 2019

Scompare all'età di 89 anni il parroco della chiesa di Sant'Ilario di Titignano, il prete combattivo sempre dalla parte del più debole

La notizia è trapelata nella mattina di sabato 4 maggio, lo storico parroco della chiesa di Sant'Ilario di Titignano, Don Romeo Vio, giunto alla soglia dei 90 anni, da un po' di tempo malato e costretto a letto.

Un paese che ha visto trasformarsi, da semplice frazione con poche case sparse nei campi ed un piccolo centro abitato a ridosso della ferrovia a località cresciuta a dismisura con la realizzazione di decine di villette a schiera.

Don Romeo Vio non era un parroco qualunque, nel rispetto dei principi ecclesiastici, ha sempre voluto difendere i più deboli, stare dalla parte di chi aveva bisogno, di chi veniva messo da parte.

Note le sue lettere inviate negli anni, l'ultima la scrisse nel giugno 2018, http://www.cascinanotizie.it/linvito-cena-con-i-migranti-di-don-romeo-vio-salvini-resta-senza-risposta, dove chiedeva a Matteo Salvini di andare a cena da lui assieme ai profughi, invito che non ebbe neanche risposta.

Amatissimo dai suoi parrocchiani per la sua semplicità, affabilità e il suo impgno per i poveri, tanto che la Caritas di Pisa lo ringraziò pubblicamente, nel 2015, per quanto aveva arrcolto la sua parrocchia per i poveri.

Un personaggio che ha cresciuto, nel suo frequentatissimo Oraotoio, generazioni di titignanesi che adesso lo piangono come una figura importante per tutta la comunità.

Qui vogliamo anche pubblicare una lettera che Don Romeo Vio inviò alla redazione del giornale "Il dialogo" il 13 agosto del 2011, dove rifletteva sulla questione dei Rom e sul perché si devono aiutare e non ghettizzare.

Spettabile Redazione,

alcuni miei parrocchiani preoccupati per la mia incolumità mi stanno avvisando che c’è un ragazzo avvolto in coperte che dorme fuori della chiesa. La cosa succede da quando è stato sgombrato il campo abusivo dei Rom a Cisanello. Il cuore mi direbbe di invitarlo ad entrare nella mia ampia canonica ma la paura di essere giudicato incosciente dalla mia stessa gente mi frena a farlo.

Leggo sui nostri giornali a piena pagina e con tono, lasciatemelo dire, un po’ trionfalistico la cronaca degli sgomberi e immagino quanta gente affermi che era finalmente l’ora che le autorità facessero qualcosa. Nessuna voce di dissenso invece su quanto succede!

So che don Agostino, il prete che vive con i Rom nel campo di Coltano ha scritto una lettera ai vigili urbani di Pisa. Dopo averli elogiati per “il loro prezioso contributo alla cittadinanza” chiede loro”mi permetto di chiedervi di fare la scelta della obiezione di coscienza ,di fronte all’ordine di attuare quelle ordinanze di sgomberi di accampamenti Rom che comporterebbero per quest’ultimi un peggioramento delle loro condizioni di vita. Abbiate il coraggio di rifiutare ad eseguire quegli ordini,fate prevalere il senso di umanità..” Una bella lettera che sarebbe giusto pubblicaste integralmente.

Purtroppo mi fa l’effetto che suoni come una noce in un sacco vuoto…Cosa facciamo come cristiani di fronte questi problemi? Il nostro silenzio non è complicità con una mentalità che non è certa quella del Vangelo? Come ce la caveremo con il il Signore …”ero forestiero e non mi hai accolto”? E se accogliendo quel ragazzo in casa mi derubasse e mi…uccidesse?

Mi risuona nella testa la lettera che Don Milani, in Esperienze pastorali, scriveva nel 1958 “Riservata e segretissima ai missionari cinesi”

Cari venerati fratelli, voi certo non saprete capacitarvi come prima di cadere noi non abbiamo messa la scure alla radice dell’ingiustizia sociale, E’ stato l’amore dell ”ordine” che ci ha accecato. Sulla soglia del disordine estremo mandiamo a voi quest’ultima nostra debole supplica di credere alla nostra inverosimile buona fede. (ma se non avete come noi provato a succhiare col latte errori secolari non ci potrete capire). Non abbiamo odiato i poveri come la storia dirà di noi. Abbiamo solo dormito. E’ nel dormiveglia che abbiamo fornicato col liberalismo di De Gasperi, coi Congressi Eucaristici di Franco: ci pareva che la loro prudenza ci potesse salvare. Vedete dunque che ci è mancata la piena avvertenza e la deliberata volontà. Quando ci siamo svegliati era troppo tardi. I poveri erano già partiti senza di noi. Invano avremmo bussato alla porta della sala del convito. Insegnando ai piccoli catecumeni bianchi la storia del lontano 2000, non parlate loro dunque del nostro martirio. Dite loro che siamo morti e che ne ringrazino Dio. Essere uccisi dai poveri non è un glorioso martirio. Saprà il Cristo rimediare alla nostra inettitudine. E’ lui che ha posto nel cuore la sete della giustizia. Lui dunque dovranno ben ritrovare isieme con lei quando avranno distrutti i suoi templi, sbugiardati i suoi assonnati sacerdoti. A voi missionari cinesi figlioli dei martiri il nostro augurio affettuoso. Un povero sacerdote bianco alla fine del II° millennio.

E intanto me ne vado a dormire anche stasera tranquillo fornicando con questa prudenza ecclesiale, felice che la terra di Franco ospiterà un milione di giovani osannanti il Papa. Don Agostino dirai al Padre che questo vecchio curato di Titignano ormai ottantunenne non ha aperto la porta per prudenza…ecclesiale?

Don Romeo Vio

luca.doni