Affitti brevi, a Pisa crescita record: in un anno +450 unità
Una città in comune critica. Chiesta una regolamentazione comunale
Il fenomeno degli affitti brevi continua a crescere a ritmo sostenuto anche a Pisa.
Secondo i dati raccolti nelle ultime settimane in vista del bilancio preventivo 2026, nell’arco di dodici mesi il numero delle unità abitative destinate a locazioni turistiche è salito da 1.377 a 1.827, con un incremento di 450 strutture registrate sulla piattaforma regionale.
Una dinamica che, per Diritti in comune, conferma la necessità di un regolamento comunale per governare il fenomeno.
Ha scritto Una città in comune.
Anche a Pisa il fenomeno delle locazioni turistiche cresce in maniera preoccupante. A dimostrarlo sono i dati che il nostro gruppo consiliare ha richiesto in questi giorni in vista della discussione sul bilancio preventivo 2026.
A inizio anno, infatti come avevamo denunciato nello scorso gennaio, gli affitti brevi erano 931 mentre oggi sono 1340. Nel dettaglio, a inizio anno le locazioni turistiche erano 246 sul litorale, 110 nella zona fra Borgo Stretto e via Santa Maria, 101 nell’area compresa fra Borgo Stretto e via di Pratale, 138 nella zona Stazione, 137 nei quartieri di Pisanova e Cisanello, 55 a Porta a Lucca, 54 a Porta a Mare e La Vettola, 90 nella zona fra aeroporto, Putignano e Riglione.
Si tratta, tiene a specificare l’amministrazione comunale nella risposta che ci ha fornito, di dati ricavati dall’auto-registrazione sulla piattaforma regionale.
Oggi invece i numeri sono in costante aumento: in zona aeroporto sono 154, in zona Porta a Mare e La Vettola sono 78, in zona porta a Lucca 74, in zona Pisanova/Cisanello 192, in zona Stazione/San Martino 204, in zona Santa Maria 145, in zona tra borgo stretto e via di Pratale 157 e sul litorale 336.
A questi, a inizio anno, si aggiungevano 268 affittacamere, 92 B&B, 81 case vacanze e 5 residenze d’epoca, e, anche in questo caso, registriamo un aumento delle case vacanze che raggiungono il numero di 116 mentre gli altri numeri rimangono invariati.
Insomma, se a inizio anno il totale era, quindi, di 1.377 unità abitative con caratteristiche di civile abitazione che sono utilizzate per l’offerta turistica, oggi dopo soli 12 mesi, il numero sale a 1.827. Un aumento di 450 unità: un numero impressionante se confrontato con il bisogno di alloggi presente in città per locazioni di lungo periodo, a cui si aggiungono altre 4000 case sfitte sul mercato privato, e circa 200 persone in albergazione di emergenza di cui 90 minori e la città è ai massimi livelli nazionali per numero di sfratti.
Il dato è estremamente preoccupante e impone una presa di posizione immediata e seria da parte di chi è al governo della città e anche del paese.
Dobbiamo ricordare che nel corso di questo anno siamo tornati più volte sull'argomento con vari atti consigliari, l'ultimo discusso nella seduta del Consiglio comunale del 4 dicembre e bocciato dalla maggioranza che si è espressa contrariamente ad avviare un percorso nelle commessioni competenti per redigere un regolamento comunale per governare questo fenomeno che sta consumando le città.
Abbiamo chiesto, tra le altre cose che il Comune si attivasse per dare applicazione alle previsioni della legge Regionale Toscana sul turismo e dei relativi regolamenti attuativi che oggi consentono ai comuni ad alta tensione turistica e abitativa e, comunque, a quelli capoluogo di provincia, di adottare misure per regolamentare maggiormente la materia condizionandola al rilascio di una autorizzazione.
Si tratta di una possibilità da cogliere e applicare che, certamente, non sarà sufficiente se non si interviene anche con una regolamentazione nazionale che ulteriormente consenta di dotare i comuni di tutti i poteri necessari per porre un freno alla trasformazione delle città in parchi gioco per turisti.
Invece, a Pisa, si fa tutt'altro. Non si affrontano le criticità connesse alla turistificazione e all’overtoursim non ponendosi in alcun modo la domanda su quali siano gli impatti che questo fenomeno ha sulla città, anche in termini di diffusione di lavoro precario e sottopagato. Senza dimenticare che a questo si aggiunge la vendita di beni pubblici come gli ex-Trovatelli per farci alberghi di lusso (sulla dichiarazione di "interesse pubblico per questa nuova struttura ricettiva siamo stata l'unica forza politica ad opporci in consiglio comunale), la moltiplicazione di hotel studenteschi, per non parlare del futuro dell’area dell'ex- Santa Chiara e della ex-caserma Artale, nell’area Unesco connessa a Piazza dei Miracoli.
Se i numeri continueranno a crescere sarà sempre più difficile ristabilire un corretto equilibrio abitativo.
Alzando la lente si vede bene come Pisa, dopo la saturazione turistica di Firenze, sta seguendo il medesimo destino. Nella nostra città le case per le famiglie ma anche i posti letto per la popolazione studentesca non si trovano più, quelle che rimangono hanno prezzi altissimi e richiedono innumerevoli garanzie. Se per accogliere il turismo senza freni espelliamo gli abitanti, non stiamo facendo l'interesse di chi a Pisa ci vive oggi e vorrebbe continuare a viverci anche domani.
Per noi le politiche abitative devono partire da un presupposto concettuale: la casa non è un bene per la rendita è un diritto. Serve regolamentare gli affitti brevi e servono tante altre misure per costruire delle alternative di sostanza: riforma agenzia casa, disincentivo allo sfitto, investimenti su immobili pubblici, che da anni avanziamo e che ripresenteremo nei prossimi giorni in occasione della discussione del bilancio preventivo 2026.
Non è vero che i Comuni non possono fare niente, tanto più che la maggioranza che governa Pisa è sostenuta dai partiti che governano il paese e in questo la responsabilità della Giunta Conti è duplice. I Comuni devono interfacciarsi col governo e richiedere una normativa che incida in modo complessivo su questo fenomeno e risorse pubbliche.
La crescita fuori controllo delle locazioni turistiche non riguarda solo la disponibilità di case, ma determina anche una trasformazione profonda nell’accesso stesso alla città e alle sue opportunità di vita e di lavoro. Quando l’abitare diventa un bene scarso e costoso, chi lavora a Pisa – nei servizi, nella sanità, nell’università, nella logistica, nel commercio – fatica sempre di più a restare vicino al proprio luogo di impiego, allungando gli spostamenti quotidiani o essendo costretto a trasferirsi fuori comune. Questo produce un doppio impoverimento: da un lato la città perde residenti e competenze indispensabili al suo funzionamento, dall’altro il lavoro diventa più precario e frammentato, schiacciato tra salari stagnanti e un costo della vita che cresce. In queste condizioni l’accesso alla città si trasforma in un privilegio e non in un diritto, e Pisa rischia di diventare un luogo dove si arriva per lavorare o per studiare, ma da cui si è costretti ad andarsene per vivere.


