Blitz Pro Pal al Polo Piagge, il mondo politico, culturale e religioso condanna l’aggressione al docente

Cronaca
PISA e Provincia
Giovedì, 18 Settembre 2025

Solidarietà al professor Casella e appelli al dialogo arrivano da istituzioni e comunità religiose

Dopo l’irruzione di un gruppo di studenti Pro Pal in un’aula del Polo Piagge dell’Università di Pisa, che ha portato al ferimento del professore Rino Casella, docente associato di Diritto comparato, continuano a moltiplicarsi prese di posizione e commenti dal mondo politico, culturale e religioso.

Unanime la condanna del fatto, considerato prevaricante e violento. Unanime la solidarietà espressa al docente aggredito.

Le indagini delle forze dell’ordine proseguono per accertare dinamica e responsabilità, mentre all’interno dell'Università di Pisa, resta forte l’appello al confronto democratico e al rifiuto della violenza come strumento di protesta.

 


Ha scritto l’Università di Pisa.

Il Senato Accademico deplora quanto accaduto al Polo Piagge il 16 settembre, ripudia ogni forma di violenza nell’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero e, in attesa del completamento delle indagini, esprime solidarietà al prof. Rino Casella.

Ricorda la necessità di mantenere al centro dell’attenzione quanto sta accadendo a Gaza.

 


Ha scritto Andrea Gottfried, presidente Comunità Ebraica di Pisa.

La Comunità Ebraica di Pisa esprime profonda solidarietà al Prof. Rino Casella, vittima nella giornata di ieri di un grave episodio verificatosi all’interno dell’Università di Pisa, durante lo svolgimento della sua attività didattica.

Si tratta di un fatto gravissimo: non è stato solo offeso il diritto alla sicurezza, ma la stessa libertà di insegnamento, la calma dell’ambiente universitario e il principio di rispetto reciproco che dovrebbe ispirare ogni contesto accademico.

Esprimiamo la nostra vicinanza al Prof. Casella, a cui rivolgiamo sincero sostegno umano e morale. Allo stesso tempo, chiediamo all’Università di Pisa e alle autorità competenti di farsi carico della responsabilità di garantire che eventi del genere non si ripetano. Le aule universitarie non possono trasformarsi in luoghi di sopraffazione o aggressione.

La Comunità Ebraica di Pisa ribadisce il suo impegno in favore della libertà di pensiero, del confronto pacifico, e contro ogni forma di violenza, antisemitismo, discriminazione e censura. Difendere i diritti del popolo palestinese – come di qualunque altro popolo – è un diritto che non può in alcun modo giustificare la violenza fisica o la delegittimazione ideologica, né la criminalizzazione di chi la pensa diversamente.

In un momento in cui le tensioni internazionali generano riflessi problematici anche sul nostro territorio, è fondamentale tracciare con chiarezza un confine tra legittima protesta e violenza, tra passione civile e condotta inaccettabile.

 


Ha scritto Bruno Possenti, presidente Anpi Provinciale Pisa.

L'aggressione subita dal prof. Casella durante lo svolgimento di una sua lezione all'Università è intollerabile, non solo perché pretende sostituire la violenza al confronto democratico, ma anche per il luogo in cui si è svolta: quell'ateneo pisano che solo pochi giorni fa ha ricordato la vergogna del 1938. 

La solidarietà dell'ANPI al prof Casella è piena.

La difesa del popolo palestinese, più che mai necessaria nelle ore che vedono il massacro della gente di Gaza, non è certo favorita da simili gesti sconsiderati.

 


Hanno scritto i sindacati Cgil, Cisl e Uil.

CGIL, CISL e UIL Pisa esprimono solidarietà al Prof. Casella e alla comunità universitaria coinvolta.

Ribadiamo che niente giustifica la violenza ne verbale ne fisica. 

Chi chiede pace deve dare esempio di pace, ascolto e rispetto.

L’Università è e deve rimanere un luogo di libero confronto ed episodi del genere vanno a minare la libertà di espressione e la democrazia.

 


Hanno scritto Irene Galletti e Fausto Bosco, candidati del M5S al consiglio regionale della Toscana.

“Condanniamo con fermezza l’aggressione subita dal professor Rino Casella all’Università di Pisa. Episodi come questo sono gravi e inaccettabili: l’ateneo deve restare un luogo di confronto libero e democratico, non di violenza”. Lo dichiarano Irene Galletti e Fausto Bosco, candidati del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione di Pisa per le elezioni regionali del 12 e 13 ottobre.

“La violenza va sempre condannata – prosegue la nota – ma sono altrettanto gravi le parole del deputato leghista Edoardo Ziello, che evocando i manganelli strizza l’occhio a un mondo intriso di nostalgia e nazifascismo. Un atteggiamento che ci indigna al pari della violenza stessa”.

“Riconoscere e condannare un’aggressione e suggerire di usare i manganelli per educare i manifestanti sono due cose ben diverse. Non è la prima volta che l’onorevole Ziello si esprime in questi termini: già dopo la carica della Polizia contro studenti delle scuole superiori, lo scorso novembre a Pisa, e in seguito a una manifestazione a sostegno del popolo palestinese, aveva affermato che ‘i manganelli erano necessari’. Ne deriva che, per lui, il manganello sia la risposta immediata a ogni forma di dissenso”.

“Non va dimenticato – concludono Galletti e Bosco – che con il suo stile di governo il centrodestra sta progressivamente comprimendo gli spazi democratici di discussione, esasperando inevitabilmente il clima politico. Inoltre, una posizione chiara del governo Meloni sul genocidio in corso a Gaza e sul riconoscimento della Palestina aiuterebbe studenti e cittadini a capire quale sia davvero l’orientamento dei nostri governanti di fronte a questa vergogna”.

 


Ha scritto Matteo Trapani, capogruppo PD e capolista PD Provincia di Pisa.

Quanto accaduto oggi all’Università di Pisa, il ricorso alla violenza come mezzo di espressione, è inaccettabile e contraddice Proprio quello che nelle piazze in tanti chiedono.

Più volte abbiamo dimostrato preoccupazione e sdegno per quanto stia accadendo a Gaza, siamo scesi in piazza mostrando vicinanza alla causa palestinese, abbiamo denunciato il massacro di civili e, non per ultimi, parlamentari e consiglieri del PD hanno preso parte alla Global Sumud Flotilla. In queste ore siamo tutte e tutti in apprensione per le notizie che ci arrivano sull’invasione di Gaza City da parte dei tank israeliani. Fare il possibile perché quanto sta accadendo cessi è giusto e doveroso.

L’attacco fisico ai danni di un docente della nostra Università, e in generale quanto accaduto in quella aula, è un atto gravissimo. Un atto gravissimo compiuto da una minoranza che danneggia fortemente il messaggio dei tanti che in questi giorni si sono spesi. Le aule dell’Università sono e devono continuare ad essere sempre luoghi di confronto, magari acceso, ma sempre civile e democratico. Faccio parte di questa comunità come ricercatore e voglio ringraziare il Rettore Zucchi per il suo lavoro fatto negli anni e per le sue prese di posizione coraggiose.

 


Ha scritto il consigliere comunale PD Enrico Bruni.

Martedì, a Pisa è successo qualcosa su cui è stata già costruita una narrazione a senso unico, costruita per demonizzare studenti e studentesse che hanno deciso di alzare la voce contro il genocidio in corso a Gaza.

Da chi era presente emerge un’altra versione: i ragazzi stavano entrando nelle classi per spiegare, con mezzi forse non convenzionali ma certo non criminali, la causa che portano avanti. La tensione è salita solo quando un professore avrebbe reagito in modo manesco: la risposta degli studenti è stata difensiva, ma non di certo un’aggressione pianificata.

Va detto anche che le posizioni di quel professore restano individuali e non rappresentano l’intera comunità accademica pisana. Anzi, l’UniPi ha appena modificato il proprio Statuto per escludere la ricerca bellica e ha approvato mozioni importanti che vanno nella direzione della cessazione di ogni complicità con chi giustifica lo sterminio del popolo palestinese.
Il deputato Ziello, invece, non perde occasione per invocare manganelli: il suo mestiere è la provocazione, non la politica.

Se possiamo discutere sulle modalità, non possiamo condannare le ragioni: un popolo non può essere sterminato nell’indifferenza generale o nell’assenso di chi dovrebbe rappresentare il punto di riferimento nel percorso di formazione degli studenti. Per questo le aule universitarie vengono occupate: per dire che non ci può essere complicità.

Occupare un’aula non è un crimine né un atto di violenza a cui rispondere con i manganelli. Il diritto a manifestare, specie nel giorno in cui l’Onu ha dichiarato ufficialmente che c’è un genocidio a Gaza, è sacrosanto, e non può essere trattato in modo paternalistico.

 


Ha scritto Una città in comune.

Non è la prima volta che la lezione di un docente universitario viene interrotta da studenti e studentesse, come forma di rottura della quotidianità accademica, per informare e comunicare su questioni urgenti che riguardano il futuro di tutte e tutti noi. Avveniva negli anni novanta contro la guerra in Iraq, è avvenuto durante le grandi mobilitazioni contro l’aziendalizzazione degli atenei e i processi di distruzione del sistema universitario pubblico da parte dei governi di centrodestra e centrosinistra, e avviene oggi in centinaia di facoltà di tutto il mondo di fronte ad un GENOCIDIO, il genocidio del popolo palestinese.

Il messaggio che da mesi e mesi gli studenti e le studentesse, insieme ad un fronte di opinione pubblica sempre più ampio, portano avanti è semplice nella tragicità di quanto stiamo vivendo: fermare il genocidio, intraprendere a partire dalla propria quotidianità azioni che spingano i Governi a rompere ogni complicità e fermare Israele. E' un impegno etico e civile: occorre essere partigiani, prendere parte, documentarsi, lottare per l’umanità.

Per sfondare il muro che in questi anni è stato alzato su quanto avveniva in Palestina e a Gaza hanno svolto molteplici iniziative di ogni tipo, dal volantinaggio alle bandiere sulla Torre di Pisa, dal blocco della stazione a decine di cortei, in cui in alcuni casi sono stati violentemente ed immotivatamente manganellati, come il 23 febbraio del 2024. Studenti e studentesse si sono mobilitati sempre alla luce del sole, mettendoci la faccia, in forma pubblica, rivendicando le azioni compiute.

Ed è esattamente quello che è avvenuto anche quando sono entrati nelle aule del Polo Piagge con le bandiere della Palestina per azioni comunicative che, sia ben chiaro, non hanno leso in alcun modo la libertà di insegnamento dei docenti. Nel corso di questa iniziativa di controinformazione è nato lo scontro verbale con il professor Casella, come gli stessi studenti e studentesse promotori dell'iniziativa hanno documentato, spiegando pubblicamente anche in queste ore quanto accaduto. Ma la strumentalizzazione della destra è scattata ad orologeria, come nel caso delle manganellate nei confronti dello scorso 23 febbraio.

E’ partita un vera e propria gogna mediatica contro gli studenti e le studentesse, come se fossero dei “violenti criminali”: una canea bipartisan che passa dal deputato della Lega Ziello che inneggia alla “cura dei manganelli" per gli studenti e le studentesse, a Salvini, Ceccardi, la Ministra dell’Università, etc…

La narrazione della destra intorno a questi fatti è chiara, un copione già visto: delegittimare e criminalizzare totalmente qualsiasi tipo di lotta per la Palestina, le motivazioni stesse della lotta, e distogliere l'attenzione mediatica dall'escalation del genocidio drammaticamente in corso. E tutto questo, prima ancora che ci fosse una ricostruzione di quanto accaduto.

Così l'interruzione della lezione nella nostra Università diventa ad arte un caso nazionale, mentre cala il silenzio (non a caso) sull’aggressione subita negli scorsi giorni da alcuni manifestanti accoltellati dai fascisti a Roma al ritorno da un corteo per la Palestina. Non sentiamo nessun esponente del Governo dire una parola al riguardo. D’altronde chi ancora oggi parla e denuncia il genocidio viene tacciato dalla destra di essere antisemita, come è accaduto anche alla nostra coalizione in consiglio comunale solo qualche settimana fa.

La realtà è che la protesta per fermare il genocidio cresce sempre più negli atenei di tutto il mondo e in Italia, con un protagonismo decisivo di studenti e studentesse dentro e fuori i luoghi della formazione, conquistandosi con la lotta e con la rottura di  spazi spesso negati. Il potere teme tutto ciò, come dimostra la retorica e la narrazione che la destra ha messo in campo anche su questo episodio, come pezzo di una strategia anche in vista dello sciopero generale e generalizzato in cui in forma pubblica, condivisa e plurale abbiamo dichiarato l’obiettivo: bloccare tutto per fermare il genocidio.

 

 

 


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redazione.cascinanotizie