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PISA e Provincia
Martedì, 26 Aprile 2022

È davvero arrivato il momento di stare vicini a questo Pisa che comunque andrà, ha centrato il suo obiettivo e fatto il miglior campionato da 31 anni a questa parte

Lo scontro diretto se lo è aggiudicato il Lecce, nettamente, in modo incontrovertibile ed i giallorossi hanno fatto un balzo forse decisivo verso quella promozione in serie A che inseguono da due stagioni dopo il clamoroso flop del 2020/21. Partendo proprio da questo aspetto si dovrebbe avviare una riflessione seria sul campionato del Pisa, invece, da troppe parti, lo sport preferito è sparare su allenatore, squadra e società quando le cose vanno male, esaltarle quando vanno bene.

È il calcio, baby, ed è vero, tutto il mondo è paese, ma sarebbe bello che Pisa fosse un po' meno paese degl'altri, fosse una piazza dove, nella miglior stagione da 31 anni a questa parte (si migliore anche rispetto a quella, costruita senza alcuna fondamenta, 2007/08) si ragiona in modo diverso, dove le sconfitte scivolano addosso e si guarda alla partita successiva senza psicodrammi, tanto più che l’obiettivo di questa stagione, giova ricordarlo, era entrare nelle grandi della serie B e giocarsi, senza affanni e pressioni la promozione che se arriva rappresenterebbe un miracolo calcistico, se non arriva sarà uno step prezioso, quelle fondamenta che nel 2007 proprio non c’erano.

Il Pisa è a giocarsi la promozione con Lecce, Monza, Cremonese, Benevento e Brescia. Guardiamo un attimo a questi club e non si fa fatica a sostenere che il Pisa è l’ultimo arrivato nel gotha della serie B. Il Lecce due anni fa era in serie A, lo scorso anno voleva tornarci, ha fallito. Il Benevento nella massima serie c’era la scorsa stagione, obiettivo dichiarato tornarci immediatamente con campagna acquisti estiva ed invernale faraonica. Il Brescia è storicamente squadra “yo-yo”, cioè che sale e scende, lo scorso anno ha agguantato i playoff, quest’anno aveva alzato l’asticella, ma fa fatica. La Cremonese apparentemente è l’intrusa, ma attenzione, sono tre anni che prova il salto, arrivarono Ceravolo e Ciofani  proprio per quello, poi 4-5 allenatori dopo e un mercato più proficuo, e oggi è al tavolo. Il Monza, che lo scriviamo a fare, da due stagione spende l’inverosimile e rischia di passare anche quest’anno dalle forche caudine dei playoff. Fra tutte queste squadre, l’omissione di Ascoli e Frosinone è dovuta al fatto che non hanno mai lottato per la promozione diretta, il Pisa è quella che si trovava in serie C in epoca più recente, ha meno campionati di serie B consecutivi sulle spalle e non fa i playoff da un’era geologica. Parlare di stagione deludente implica una malafede incomprensibile.

La polemica della settimana è anche quella legata alla prevendita di Pisa-Cosenza, al triplice fischio, via al tourbillion di richieste di sconti, promozioni, agevolazioni, e chi più ne ha più ne metta. La tempistica suggerisce in primis una mancanza di rispetto verso chi si è sobbarcato 1800 km per andare a Lecce senza se e senza ma, in secondo luogo apre una riflessione sulla magnificenza del pubblico di Pisa che evidentemente non è in grado di portare 9000 persone allo stadio in quella che potrebbe essere la partita più importante della stagione e che vale ancora, grazie ai suicidi collettivi dell’ultima giornata di Benevento, Monza e Brescia, anche loro evidentemente con allenatori mediocri (modalità sarcasmo ON), una chance di promozione diretta.

Tutto legittimo, per carità, la congiuntura economica, il caro bollette, la benzina, gli orari, le TV, la mancanza di abbonamenti dovuta al covid, tutti argomenti validi, ma allora, forse (e qui dico una cosa certamente impopolare, ma non ho mai badato ai like sui social) è il caso di smettere di guardarsi allo specchio ed auto incensarsi e tornare sulla terra, ricordandosi anche che il calcio di 40 anni fa oggi non è più praticabile. Con buona pace dei nostalgici.

massimo.corsini