Capitozzatura degli alberi, quale alternativa

Cultura
Pontedera
Martedì, 7 Novembre 2023

Curare anziché manutenere: un tema sempre caldo, approfondito nella lettera denuncia della Dr.ssa Francesca Scafuto

Riporta la lettera inviata alla nostra redazione.

Percorrendo via Lotti stamani, avverto un irrimediabile senso di vuoto e conseguente tristezza. In una giornata di Novembre, mancano le foglie colorate dalle tante pennellate dell’Autunno, manca il loro scricchiolio sotto il calpestio frettoloso, mancano gli uccelli, solo alzando gli occhi, scopro che mancano le chiome degli alberi e una parte consistente dei loro rami. Una altra capitozzatura: la ghigliottina non ha risparmiato questi giovani arbusti, così come era precedentemente accaduto anche in altre vie di Pontedera, come via Roma con i suoi platani dagli intricati rami.

La chiamano manutenzione degli alberi o decoro urbano.  

Ma la manutenzione è un termine che si addice più alla messa in funzione di oggetti, macchine, strade, ponti che al verde pubblico, composto da alberi che sono esseri viventi in interrelazione tra loro ed il contesto. E noi siamo il loro contesto/ ambiente. Un ambiente che decide di capitozzare. Forse perché un tecnico (uno soltanto ed un privato!) ha deciso che questo metodo raggiunga l’obiettivo di riduzione del rischio di caduta di rami e il controllo delle dimensioni dell'albero?

Forse perché si tratta di un metodo veloce e visibile, forse perché “si fa così anche altrove”, forse perché gli alberi dopo sembrano crescere più rigogliosi?

Tuttavia, quando indaghiamo su quali e quanti metodi di potatura esistono, ci rendiamo conto che molti esperti, tra cui eminenti professori universitari, sostengono invece che la capitozzatura sia dannosa per gli alberi, indebolendoli e rendendoli più suscettibili alle malattie e agli stress ambientali. Le cicatrici lasciate dalle potature indiscriminate possono diventare punti vulnerabili per le malattie e i parassiti. La perdita di fogliame può poi influire negativamente sulla capacità dell'albero di svolgere importanti funzioni ecologiche come la fotosintesi e la cattura del carbonio atmosferico.

Dottori forestali come il dr. Paolo Bellocci, delegato pubblici giardini Toscana,  preferiscono parlare piuttosto che di manutenzione degli alberi, di “cura”. E dietro il cambiamento di una parola, c’è tutta una visione che cambia. Nel volume Alberi e gente nuova per il Pianeta, il prof. ingegnere agricolo dell’Università di Firenze Francesco Ferrini insieme al coautore Del Vecchio, tracciano le criticità di una visione e di una “manutenzione tecnica” che ha poco a che fare con la vera cura, quindi con la salute della pianta e dell’ecosistema (in cui ci siamo anche noi umani!) criticando aspramente i metodi di potatura drastica, optando per soluzioni di potatura, se proprio deve essere necessaria, selettiva, rispettosa del decorso naturale della pianta, che alla vista umana sia quasi impercettibile.

Gli alberi hanno effetti cruciali nella microregolazione termica del clima, riducono l’inquinamento da polveri sottili e acustico, rallentano il tempo di corrivazione delle acque meteoriche. Ma hanno anche effetti sulla bellezza del paesaggio, sulla sua identità, sulla salute e sulle relazioni di sostegno sociale tra le persone. Ricerche testimoniano anche solo come la veduta di alberi dalla finestra riduca i comportamenti devianti, aumenti i risultati a test cognitivi negli studenti, aumenti il benessere e la percezione di interdipendenza tra umani. Il sentirsi una comunità e il poter contare l’uno sull’altro dipenderebbe anche da quanti alberi ci sono nel nostro vicinato. Inoltre, gli alberi aumentano  la resilienza, ovvero mitigano gli effetti degli eventi stressanti, come è stata la pandemia, sulla salute fisica e mentale.   

Questi sono stati i temi affrontati nel convegno dibattito tenutosi ad Arezzo ed organizzato dall’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali a cui sono stata invitata in qualità di psicologa ambientale e della sostenibilità, mostrando i risultati di ricerche che studiano gli effetti degli alberi e della densità di verde urbano su indicatori della salute fisica, mentale, connessione sociale e resilienza (si rimanda per i riferimenti bibliografici ed approfondimenti ai relatori https://www.facebook.com/photo/?fbid=350765683943825&set=gm.628897802714636&locale=it_IT).

E’ necessario sviluppare una visione sistemica della “cura”della città. E’ cruciale interrogarsi sui metodi scientificamente più consolidati, e non affidarsi a soluzioni facili e più veloci, sponsorizzate magari da un singolo privato, ma approfondire, creare dibattito e far interloquire più soggetti ed attori sociali, coinvolgere portatori di interessi quanto più possibilmente collettivi, come le Università, i luoghi di eccellenza della ricerca e della conoscenza scientifica, e far intervenire quanto più possibile con metodi “partecipati”i cittadini umani e perché no, trovare modi per rappresentare e dare voce a chi voce non ha, come i nostri alberi, anche essi abitanti e custodi di questo luogo.

Dr.ssa Francesca Scafuto
Psicologa di comunità e ambientale, Psicoterapeuta, Phd in Psicologia della Salute,
Ricercatrice Università di Udine-Pisa; Former Fulbright Scholar Ramapo College of New Jersey

 

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