Carenza di infermieri, RSA a rischio chiusura

Cronaca
Pontedera
Sabato, 12 Giugno 2021

Situazione critica in tutta la provincia. Una "crisi di sistema" cui bisogna rispondere con forza e organizzazione. Inutile girarsi dall'altra parte. Appello dei sindacati alle istituzioni

Mancano gli infermieri e gli operatori socio sanitari (OSS) e diverse RSA della provincia di Pisa rischiano seriamente di chiudere.

Per ora questo grave problema si sta ripercuotendo sulla Leoncini di Pontedera (gestita dalla cooperativa Agape che ha già annunciato la rottura del suo contratto), ma come spiegato dalla Funzione Pubblica della Cgil di Pisa, "il grido d'allarme in provincia" era già partito da tempo, dalla RSA Santa Chiara di Volterra.

Il problema è semplice: nel pubblico, a parità di mansione, la stessa tipologia di personale guadagna di più, meglio e con più sicurezza nel lavoro di chi opera nel privato, ovvero, nelle RSA che abbiamo sparse sul nostro territorio.

La pandemia ha reso necessaria l'assunzione in massa di questi lavoratori nel pubblico, tutti inseriti in organico dall'Asl Toscana nord ovest, con ripercussioni gravissime sulle strutture assistenziali alla persona private.

La Cgil e le altre sigle sindacali hanno quindi segnalato la problematica a chi di dovere, la Società della Salute area pisana e la Regione Toscana, che su piani diversi, potrebbero intervenire per pianificare formazione specifica e assunzioni.

La situazione della Leoncini e della RSA di Volterra, mette in risalto una vera e propria "crisi di sistema", ancora più profonda e caratterizzante il settore della RSA private, che come detto dalla Cgil, in larga parte "sono allo stremo e a rischio concreto chiusura, per la grave e persistente carenza di personale infermieristico e di operatori socio sanitari. Se la USL Nordovest attuasse un controllo a tappeto oggi - prosegue la Cgil - è molto probabile che la maggioranza delle strutture, dovrebbe essere chiusa, per la mancanza dei requisiti previsti dalla legge".

Mancanza di requisiti che Cascina Notizie aveva denunciato anche per la RA Campostrini di Vicopisano, su cui la nostra inchiesta ha fatto luce, spingendo la proprietà ad intervenire, si spera, per un miglioramento del servizio ai pazienti mediante l'adeguamento del personale e della struttura (su questo leggi: ►Il Covid mette in crisi la RA Campostrini di Vicopisano: senza autorizzazioni per i non autosufficienti e ►La buona notizia. L'Istituto Campostrini diventerà una RSA).

Intanto, comunque, la Cgil annuncia di volere scendere in strada e di volere organizzare a breve un presidio sotto il Comune di Pontedera per attirare l'attenzione sui problemi della RSA Leoncini.

 


Scrive la Cgil di Pisa

L’assemblea del personale dipendente della cooperativa Agape che opera presso la RSA Leoncini di Pontedera, ha espresso profondo disagio e preoccupazione per una situazione diventata sempre più insostenibile dal punto di vista dei carichi di lavoro, che non consentono più di lavorare in modo sicuro e soprattutto di dedicare agli ospiti l’assistenza e l’attenzione dovuta.
La mancanza di infermieri e di operatori socio sanitari, sta mettendo in ginocchio il servizio e il personale.

La struttura, recentemente ha dovuto giocoforza eliminare l’infermiere nel turno di notte e trasferire i pazienti più critici in altre strutture.
In aggiunta ai problemi di carenza di personale, la RSA Leoncini purtroppo sconta anche un problema di prospettiva, in quanto ad inizio di quest’anno la cooperativa Agape, ha formalizzato alla Società della salute ed alla ASL la decisione di interrompere il contratto di servizio al 30 giugno p.v, in quanto la struttura già da tempo è in perdita, con importanti ripercussioni sui bilanci della cooperativa.

Sul destino della RSA e degli operatori nonostante l’approssimarsi della fine di giugno, ad oggi è silenzio assoluto.

La richiesta d’incontro per capire quale potesse essere il futuro del servizio e dell’occupazione, inviata dal sindacato nel febbraio scorso alla SDS, infatti è caduta nel vuoto, senza nessun riscontro.
Una situazione davvero incomprensibile che pone il sindacato ed i lavoratori in apprensione, non solo per l’occupazione, ma anche la sorte degli ospiti attualmente presenti nella RSA.

In considerazione della gravità della situazione l’assemblea ha dato mandato alle OSS, (se si renderà necessario) di programmare per i prossimi giorni un presidio davanti al comune di Pontedera, al fine di coinvolgere le istituzioni che fino ad oggi non ci hanno ascoltato.

Le responsabilità e le ragioni che sono all’origine dei gravi disagi in cui versano una larghissima parte di RSA , sono molteplici e non facili da individuare.

E’ comunque chiaro che si pone un problema di “sistema”.

Sul personale infermieristico come per quello medico ci sono enormi responsabilità dell’Università per una mancata programmazione dei necessari fabbisogni del mercato.

Se invece consideriamo gli Operatori Socio Sanitari, certo la Regione non può sottrarsi dalla sue responsabilità.
Ovviamente ci sono tanti altri problemi, a partire dalle disparità di carattere normativo e retributivo che vedono i lavoratori del privato sociale, assai penalizzati rispetto ai lavoratori del settore pubblico.

La stragrande maggioranza delle RSA della provincia, sono allo stremo e a rischio concreto chiusura, per la grave e persistente carenza di personale infermieristico e di operatori socio sanitari.
Se la USL Nordovest attuasse un controllo a tappeto oggi, è molto probabile che la maggioranza delle strutture, dovrebbe essere chiusa, per la mancanza dei requisiti previsti dalla legge.

La situazione già non facile si è aggravata con la Pandemia, infatti la massiccia infornata di personale sanitario ed addetto all’assistenza fatta dal sistema sanitario pubblico, ha determinato gravi criticità nella gestione del personale delle RSA e RSD.

Indubbiamente, il pubblico non poteva sostenere la situazione senza queste assunzioni, che per altro non sono nemmeno del tutto sufficienti, ma certo la Regione e conseguentemente le USL non possono ragionare a compartimenti stagni, perché le RSA e RSD lavorano comunque in convenzione per il SSN e per i Comuni.

La mancanza di coordinamento e di visione di sistema oggi significa l’impossibilità di garantire agli ospiti fragili delle strutture, servizi in linea con gli standard di qualità, (che comunque le famiglie continuano a pagare) , condizioni di lavoro e turni gravosi che espongono il personale e gli stessi ospiti a problemi di sicurezza .

Il grido di allarme nella provincia è partito dalla RSA S. Chiara di Volterra, poi è seguita la RSA Leoncini di Pontedera, ma il problema è comune e diffuso sull’intero territorio.

La Regione deve superare l’immobilismo, di fronte ad uno scenario che poteva e doveva essere previsto e governato.

Ormai il problema è sotto gli occhi di tutti, ma al momento la politica regionale ha dato solo risposte inconsistenti.

Infatti, la risposta non può essere quella di consegnare ai gestori convenzionati privati, le liste dei 4.000 Infermieri che non hanno superato il concorso, anche perché moltissimi di loro lavorano già come tempi determinati o interinali nel settore pubblico !!

E’ invece urgente una task force, come già avvenuto nei mesi più critici della pandemia, attraverso la quale la Regione ha autorizzato i subentri di personale pubblico delle USL, nelle strutture esternalizzate.

In alternativa il pubblico si riprenda subito gestione diretta di almeno una parte dei servizi,

Rivolgiamo un appello accorato a tutti i sindaci affinché si facciano portavoce verso la Regione della gravità dell’impatto che la problematica potrebbe avere sul territorio, con disagi per le famiglie e gli anziani che potrebbero essere sottoposti a spostamenti dalla loro struttura ad un’altra.

carlo.palotti