Dietro le quinte del terzo scudetto, programmazione e voglia di rivincita
Nelle ultime stagioni in Italia nessuno ha avuto la continuità della squadra nerazzurra
“Io non perdo mai, o vinco o imparo”, a dirlo fu Nelson Mandela e ci scuserete se può sembrare irriverente scomodare un personaggio che ha scritto una pagina di storia dell’umanità per parlare dello scudetto tricolore conquistato dal Lenergy Pisa Beach Soccer, ma non possiamo fare a meno di pensare che tutto nasca dalle tre finali perse in sequenza nelle ultime due stagioni: due di Euro Winners Cup, nel 2023 e nel 2024, ed una in campionato nella passata stagione.
Lo sport è fatto di favole, talvolta di leggende, ed è quindi bello pensare che nella Puntocuore Beach Arena di Cirò Marina non ci fossero solo 12 giocatori e uno staff affamati, ma anche coloro che sono rimasti fuori per infortuni che non hanno dato tregua, e soprattutto l’anima di quei tre Pisa che, arrivati a un passo dal sogno, sono sempre stati ricacciati indietro, spesso più dal destino avverso che dagli avversari, pur meritevoli dei loro successi.
Facciamo allora un passo indietro e ricordiamoci quei maledetti rigori che hanno negato la gioia europea consegnando il titolo 2023 al Falfala. Poi, un anno dopo, la sconfitta contro il Braga arrivata senza uno dei giocatori più rappresentativi e forti, come Datinha, ai box per squalifica. La maledizione è proseguita in campionato con la sconfitta di misura contro il Catania, un 4-3 ingeneroso che relegò ancora una volta sul secondo gradino del podio la squadra nerazzurra.
Tre sconfitte che avrebbero potuto gettare la società nello sconforto; società che invece non si è rassegnata al destino, ha fatto tesoro di queste sconfitte, è ripartita, ha rilanciato come solo i grandi club sanno fare e, in inverno, ha lavorato senza sosta per rinforzare una squadra che era già fortissima: così sono arrivate le conferme dei top player, Hulk, campione del mondo con il Brasile, Leandro Casapieri, il miglior portiere al mondo, Luca Barsotti, Simone Marinai e Luca Remedi, da sole due stagioni nel mondo del beach e già in nazionale, gente che il nerazzurro ce l’ha tatuato sulla pelle. A loro sono stati affiancati giocatori di valore assoluto come Tommaso Fazzini e Luca Bertacca, entrambi provenienti dal Viareggio e già avvezzi a vincere titoli, poi Marcello Percia Montani e quel Datinha tornato a Pisa per riprendere quel filo interrotto dopo la finale di Euro Winners Cup.
C’è poi da spendere una parola per Noel Ott, uno dei giocatori europei più forti al mondo, che a metà stagione ha dovuto alzare bandiera bianca per un infortunio, il secondo dopo quello di questo inverno. Questo scudetto è anche suo, come lo è di David Ardil, giocatore spagnolo chiamato a sostituirlo e che si è subito inserito alla perfezione nel gruppo e nei meccanismi della squadra.
In mezzo a tutta questa esperienza, i giovani della cantera nerazzurra come Bernardeschi, portiere dal futuro assicurato, Armadori e Mogavero, specchio di un settore giovanile che cresce anno dopo anno e che in questa stagione ha sfiorato la Coppa Italia e il titolo italiano.
A dirigere l’orchestra, uno degli allenatori più forti d’Italia e d’Europa: Matteo Marrucci, un altro che i colori nerazzurri li porta addosso. Quest’anno ha dovuto fronteggiare una quantità incredibile di infortuni, ha saputo adattarsi al materiale umano a disposizione tirando fuori il meglio da ognuno dei suoi giocatori. A caldo, pochi attimi dopo aver conquistato il tricolore, durante un’intervista su Sky Sport, gli è stato sottolineato come in molti ritenessero poco spettacolare il gioco del suo Pisa. La sua risposta è ineccepibile: «Quando non hai mai la rosa al completo, quando uno rientra e uno esce, bisogna adattarsi e fare di necessità virtù». Missione compiuta, mister. Da ascoltare (leggi qui) il discorso di Marrucci prima della gara, «una dispensa» da inserire in un corso allenatori di qualsiasi sport nella sezione «come motivare un gruppo squadra». Con Marrucci anche Francesco Giacovelli, Silas Fantinato e il team manager Alessandro Nencini, tutti hanno messo esperienza e professionalità al servizio del club e della squadra.
Infine, una parola per il presidente Alessandro Donati e per i suoi collaboratori, che qui non cito per timore di dimenticarne qualcuno. Il Pisa, da anni, è la squadra più continua nel panorama nazionale e internazionale e questo dimostra che la società ha una visione a 360 gradi: dal breve termine al medio-lungo. Non si resta ai vertici con l’improvvisazione, e il Pisa Beach Soccer è ormai un patrimonio della città, da coltivare, tutelare e aiutare, anche economicamente, per far sì che negli anni a venire i colori nerazzurri restino al pennone più alto del beach soccer nazionale e internazionale.