FILT/CGIL: «punire chi ha sbagliato, ma guai a generalizzare»

Cronaca
PISA e Provincia
Lunedì, 22 Ottobre 2018

Sulla vicenda relativa ai dipendenti CTT Nord che avrebbero lucrato sulla vendita dei biglietti a bordo, interviene Paride Antonelli Coordinatore Provinciale Autoferrotranvieri della FILT/CGIL: «Anche oggi il presidente della CTT Nord, Andrea Zavanella, da dimostrazione che sicuramente privilegia l’apparire a scapito dell’essere».

«Sulle pagine di un noto quotidiano a grande tiratura, sia sulla cronaca cittadina che in quella nazionale, il presidente Zavanella, ritorna sulla questione dei “furbetti” che hanno approfittato di un “vulnus” nella gestione della vendita a bordo dei biglietti, dispensando giudizi e raccontando fatti in maniera distorta. Chi scrive, prosegue la nota del sindacato,  si era ripromesso di non entrare in questa polemica, non tanto per prendere posizioni a favore o contro chi si è macchiato di certi atti, ma per evitare di fomentare giudizi e accuse infondate contro chi ha sicuramente sbagliato e per questo ha pagato. Il nostro intervento è motivato dal fatto di evitare di fare di tutta un’erba un fascio».

«Dei 1500 dipendenti della CTT nord che operano su quattro province, Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara, non tutti sono dipendenti infedeli, tiene a sottolineare la FILT/CGILla maggior parte di loro, viste le percentuali di chi si è impossessato impropriamente di guadagni non dovuti, sono lavoratori che devono essere comunque tutelati da giudizi affrettati e non rispondenti al vero. Visto che però il Presidente Zavanella continua a rilasciare interviste che non fanno altro che mettere in cattiva luce i lavoratori della CTT Nord, abbiamo deciso di puntualizzare alcune inesattezze espresse dal Presidente nell’intervista rilasciata al quotidiano».

Ed ecco quindi la precisazione di Antonelli relativamente ai soldi restituiti dai dipendenti: «I soldi restituiti dai circa 80 lavoratori a cui fa riferimento il Presidente, anche se ci risultano essere molto inferiori da quanto dichiarato da Zavanella, non sono assolutamente il reale ammontare della cifra incassata illegalmente. La questione è ben diversa, l’azienda era stata informata dai sindacati di quanto stesse avvenendo, gli autisti stavano vendendo i biglietti del servizio urbano di Pisa e Pontedera, su tratte extraurbane, in quanto a causa della disdetta degli accordi integrativi aziendali, l’azienda aveva applicato un meccanismo di pagamento di un aggio per la vendita a bordo dei titoli di viaggio in favore degli autisti, in maniera assolutamente cervellotica. L’accordo precedente prevedeva che a parità del valore nominale del biglietto venduto ci fosse un uguale aggio, l’azienda per favorire la vendita dei biglietti urbani di Pisa e Pontedera dava un aggio maggiore, ovvero se il biglietto venduto fosse stato urbano dal costo di 1.50 €, all’autista veniva pagato un aggio di 60 centesimi a biglietto, a parità di costo del biglietto extraurbano all’autista veniva dato un aggio di 20 centesimi».

«L’azienda pur avvisata non ha mai effettuato controlli nello specifico, accusa la FILT. Era evidente che gli autisti si rifornivano di biglietti urbani in maniera anomala rispetto a quelli extraurbani. Altra cosa da denunciare è la carenza da parte dell’azienda di fornire istruzioni in merito alla vendita a bordo. Dal 1980 fino a novembre 2017 era previsto che su diverse tratte extraurbane, per venire incontro alle esigenze degli utenti, si applicasse la tariffa urbana di Pisa e Pontedera. Questo era previsto dalle tabelle polimetriche in uso a tutti gli autisti e scaricabili dal sito della CTT Nord. Per esemplificare, sulle tratte Pisa Riglione, Pisa San Piero, Pisa Ospedaletto, Pontedera la Rotta, Pontedera la Borra, Pontedera Villaggio scolastico, veniva venduto sia a terra che a bordo un biglietto urbano».

«Tutto questo la CTT Nord l’ha disconosciuto ed è vero che molti autisti hanno ammesso quello che sostiene il Presidente, ma è evidente che sono stati costretti a farlo perché sarebbe stato meglio una sanzione disciplinare con la restituzione dei soldi che andare incontro alla perdita del posto di lavoro e al ricorso dal giudice per ottenere giustizia, con tutte le incognite che questo avrebbe comportato. È inconfutabile che molti biglietti urbani di Pisa e Pontedera fossero stati venduti su tratte che la stessa Azienda considerava urbane e che quindi la vendita di biglietti urbani fosse lecita. Riteniamo che sia stato facile per l’azienda accusare i lavoratori che nel timore della destituzione, hanno accettato le sanzioni disciplinari a loro inflitte, in questa maniera non si è scoperchiato il “vaso di Pandora” e non sono stati colpiti i responsabili aziendali che non hanno fatto effettuare i controlli e che hanno lasciato fare per il quieto vivere. Che l’Azienda possa avere delle grosse colpe per questo modio di operare, non effettuando controlli di nessun genere, è dimostrato anche dai molti fatti accaduti da quando esiste la CTT Nord».

«In passato si sono registrati ammanchi nella biglietteria di Livorno, oggi furti di gasolio nell’officina di Massa, ed è vero ci sono personaggi tra i lavoratori che meritano di essere puniti per i loro comportamenti illeciti e non siamo qui a difendere chi ha sbagliato, ma ripetiamo a tutti e al Presidente Zavanella in particolare che il “pesce puzza dalla testa”».

«Se alla CTT Nord si sono venute a creare tutte queste situazioni di illegalità, conlude la nota della FILT, riteniamo che la colpa sia anche dovuta alla gestione aziendale che opera con superficialità e negligenza. Certi dirigenti non sanno cosa accade all’interno della CTT Nord e sono pronti a chiudere la stalla solo dopo che i buoi sono scappati. Ci meravigliamo anche della parte pubblica dell’azienda che detiene il 70% delle quote azionarie e che anziché controllare, non interviene in queste situazioni e lascia che i privati, con il 30%, gestiscano in questo modo un’azienda che sarebbe potuta diventare un modello da esportare in tutta la Toscana e che invece tutti i giorni è sulle pagine dei quotidiani per le cose che accadono al suo interno e per una cattiva gestione del bene pubblico».

massimo.corsini