Il Parroco di San Lorenzo alle Corti scrive all'Assessore Ziello
Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera di Don Elvis, parroco di San Lorenzo alle Corti di Cascina. Scrive in risposta ad alcune affermazioni fatte dall'Assessore al Sociale del Comune di Cascina, Edoardo Ziello, apparse nei giorni scorsi sul quotidiano "La Nazione". Invitiamo i nostri lettori a leggerla integralmente, una lezione di umanità e umiltà, nel giorno in cui si chiude l'Anno Giubilare della Misericordia
Gentile Assessore Ziello,
mentre mi preparo per andare a Pisa a celebrare con l'Arcivescovo la chiusura dell'Anno Giubilare, desideravo con la presente, ringraziarla sinceramente.
Mi è stato segnalato solo ieri sera l'articolo de la Nazione nel quale fa riferimento alle attività della parrocchia che cerco di servire da quattro anni. E da ieri sera le sue parole mi accompagnano con un certo turbamento.
La prima tentazione, lo confesso, sarebbe stata quella di smontare, dati alla mano, l'accusa che lei mi porge, in maniera puntuale. Ma come ho avuto modo di dire più volte al nostro Sindaco, non mi troverà mai contro qualcuno, ma sempre a favore di ciò in cui credo, anche se questo può non essere condiviso da tutti.
Non le nascondo la preoccupazione forte per come chiude l'intervista: quella “tolleranza zero” non meglio definita verso cosa è inquietante: non tanto se si riferisce a me, ma quanto se, a partire dalla connessione con l'oggetto in articolo, si riferisce al fatto di essere intolleranti verso una qualsivoglia iniziativa caritativa da parte della gente che non passi dalla collaborazione diretta con le istituzioni, o peggio, una tolleranza zero verso dei cristiani che non possono partecipare alla Messa solo perché non cascinesi.
Ma non è solo la preoccupazione che mi colpisce. La grande Etty Hillesum diceva che “Non sono mai le circostanze esteriori, è sempre il sentimento interiore – depressione, insicurezza, o altro – che dà a queste circostanze un'apparenza triste o minacciosa”. E allora, più che difendermi, mi sono lasciato ferire in profondità dalle sue parole.
E mi sono accorto che in realtà il turbamento nasce dal fatto che, in fondo, lei ha ragione e ammetterlo mi fa male ed è facile trincerarmi dietro le ragioni, quando la verità è ben diversa.
Ha ragione quando dice che si dovrebbe fare di più, molto di più.
E, ripeto, la circostanza della chiusura del Giubileo mi interpella come cristiano e come parroco. Certo non sono mai mancate nella nostra parrocchia forti iniziative per distribuire dei soldi e risorse a chi ne ha bisogno.
Ma mi chiedo se questi gesti non siano esclusivamente azioni o programmi di promozione e assistenza; mi chiedo se davvero sono riuscito quest'anno a differenzia l’autentica opzione per i poveri da qualsiasi ideologia, da qualunque intento di utilizzare i poveri al servizio di interessi personali o politici. Mi chiedo se davvero sono riuscito ad accompagnare i poveri che incontro ogni giorno in maniera adeguata nel loro cammino di liberazione per farli sentire, nella mia comunità cristiana, come “a casa loro”.
E la ringrazio, perché oggi, grazie alle sue parole, posso pensare ai poveri che mi sono affidati e chiedere loro pubblicamente scusa perché non siamo riusciti a fare più di quanto abbiamo fatto.
Vorrei chiedere scusa per le persone a cui non ho dato da mangiare, non tanto perché siano mancati i pacchi spesa che abbiamo distribuito, ma per le volte che non riesco ad aprire le porte della mia casa e della mia tavola alle persone che magari sono povere di relazioni, a partire dai giovani oltre quelli che, praticamente, abitano in parrocchia. Non che abbiano bisogno di cibo, ma spesso di qualcuno che cucini per loro, fosse anche una merenda, per dire: ti penso, ho piacere che ci sei…
Vorrei chiedere scusa per le persone che hanno sete di ascolto e di attenzione e che non sono riuscito a dissetare.
Vorrei chiedere scusa agli ammalati che credo oggi costituiscano una delle povertà più grandi del mio paese: e se è vero che a san Lorenzo, per grazia, questi sono assistiti e curati amorevolmente dai propri familiari, chiedo scusa per le volte in cui non sono riuscito a prendermi cura di queste famiglie, non sempre riuscendo ad offrire la mia disponibilità in caso di bisogno.
Vorrei chiedere scusa a tutte le famiglie segnate da lutto e alle quali non sono riuscito a stare vicino dopo i primi momenti, ma la cui cura ho rimandato.
Vorrei chiedere scusa per il non riuscire ad essere più incisivo verso chi è prigioniero di dipendenze e butta via la parte più bella della sua vita.
Vorrei chiedere scusa perché non riesco fino in fondo ad essere coerente nei miei acquisti con le logiche del mercato equo&solidale, piegandomi agli interessi della convenienza e del risparmio anziché della giustizia.
Vorrei chiedere scusa a tutti i forestieri che non riusciamo ad accogliere, per i cascinesi in più che non riesco ad ospitare in casa, per le accoglienze mancate agli immigrati che si trovano momentaneamente sul nostro territorio, ma anche per i nuovi pioviggiani, che si sono trasferiti nel paese da poco, e con i quali rimando il primo incontro alla visita alle famiglie di gennaio, anziché andare subito.
È per questo che la ringrazio, gentile assessore. Perché le sue parole mi mettono una sana inquietudine che mi salva dal rifugiarsi nel “ce la sto mettendo tutta!”, “Ci sto provando!”, “Sto cercando di fare del mio meglio!”, ma mi spronano a fare di più.
Grazie ancora per permettermi di vivere in pienezza la fine di questo Giubileo non riducendolo ad una semplice cerimonia.
don Elvis