Il riscatto di Elsa: quando la matematica non è questione di talento

Cultura
PISA e Provincia
Mercoledì, 29 Ottobre 2025

Uno studio dell’Università di Pisa dimostra che anche chi si sente “negato” può imparare a pensare matematicamente: basta cambiare il modo di proporre la materia

Elsa ha quindici anni e una lunga serie di insuccessi in matematica. Si definisce «negata», convinta che la materia non faccia per lei e che «per essere bravi in matematica bisogna ricordare tutto a memoria». Eppure, davanti a un esercizio diverso dal solito – “□² − 16 = 9” – qualcosa cambia. Non serve ricordare formule, ma ragionare, fare prove, manipolare i numeri. Elsa sbaglia, si corregge, capisce. E in quel momento mostra di saper pensare matematicamente, smentendo l’etichetta che si era data.

La sua storia è al centro di uno studio del Dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa, firmato da Elena Macchioni e Anna Baccaglini-Frank e pubblicato sulla rivista internazionale Educational Studies in Mathematics. Le due studiose propongono un modello per descrivere i diversi profili di apprendimento matematico e sottolineano come il caso di Elsa rappresenti un esempio emblematico di come si possa superare la paura della matematica cambiando il tipo di esperienza didattica.

Non è il talento innato, né la memoria, a determinare il successo in matematica, ma la capacità di rompere i cicli di insuccesso e di restituire senso alle procedure. Il meccanismo di chi, come Elsa, prova a risolvere tutto “a memoria” porta inevitabilmente all’errore e rafforza la convinzione di essere incapace. L’obiettivo, spiegano le ricercatrici, è spostare l’attenzione dall’errore alla partecipazione, dal risultato al ragionamento, progettando percorsi di recupero personalizzati.

Lo studio fa parte del progetto nazionale DynaMat, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e condotto al Center for Advanced Research on Mathematics Education (CARME) di Pistoia. I ricercatori del progetto hanno mostrato che, anche per studenti come Elsa, il blocco non è “dentro di loro”, ma nel modo in cui la matematica è stata insegnata.

«L’inclusione in matematica non significa semplificare i contenuti» – spiegano le studiose – «ma creare le condizioni perché ognuno possa capire i perché dietro alle regole».
Un messaggio che restituisce fiducia a chi, come Elsa, ha smesso di credere di poter comprendere la matematica.


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massimo.corsini