Il ritorno sul podio dell’Italia nella pallavolo
L’Italia è di nuovo campione del mondo di volley. Scopri come De Giorgi e i nuovi fenomeni hanno riportato la nazionale in cima.
Come l’Italia è tornata al vertice mondiale della pallavolo
Chi ha qualche anno in più sulle spalle ricorda perfettamente gli anni Novanta. Ricorda la “Generazione di fenomeni”, le telecronache di Jaco, le vittorie in serie che fecero scoprire all’Italia uno sport che non fosse solo il calcio. Erano gli anni di Giani, Zorzi, Tofoli. Poi, come spesso accade, quel ciclo si è chiuso.
Per quasi un quarto di secolo, abbiamo vissuto di ricordi e di “quasi” vittorie. Grandi argenti olimpici, onorevoli piazzamenti, ma quel dominio assoluto sembrava svanito. Fino al 2022, quando in una notte polacca, l’Italia è tornata sul tetto del mondo.
Ma come è successo? Come ha fatto una nazione sportivamente ossessionata dal calcio a ricostruire un movimento vincente in uno sport diverso? La risposta è una miscela di programmazione, talento e una filosofia che, ammettiamolo, è lontanissima da quella calcistica.
L’eredità (pesante) della generazione di fenomeni
Il primo ostacolo per il volley italiano post-anni Novanta è stato proprio il successo di quegli anni. Quella squadra, allenata prima da Julio Velasco e poi da Bebeto, ha vinto tre Mondiali di fila, svariati Europei e World League. Ha fallito solo l’appuntamento con l’oro olimpico (argento ad Atlanta ‘96).
Vivere all’ombra di quei giganti è stato difficile. Le generazioni successive, pur ricche di talento (basti pensare ad atleti come Fei, Mastrangelo o Savani), sembravano sempre mancare dell’ultimo centesimo per fare l’euro. Grandi giocatori, sì, ma non fenomeni capaci di ricreare quella magia collettiva. Per anni, la pallavolo italiana è stata forte, rispettata, ma non più dominante.
Un Paese calcio-centrico: il volley controcorrente
Per capire la rinascita del volley, bisogna studiare il contesto italiano. L’Italia è un Paese “calcio-centrico”. Il calcio occupa il 90% dello spazio mediatico sportivo, detta l’agenda delle conversazioni da bar e muove interessi economici astronomici.
Mentre il calcio catalizza ‘'attenzione di media e tifosi, generando un indotto economico che include sponsorizzazioni e un vasto settore di intrattenimento, come dimostrano i https://winnita777.casino/it/ e le piattaforme di scommesse, la pallavolo ha costruito il suo successo su basi diverse.
Le differenze sono nette. Nel calcio, un giovane talento viene etichettato come predestinato a 17 anni, caricato di pressioni anche mediaticamente parlando. Nella pallavolo, i giovani hanno avuto il tempo di crescere in campionati di altissimo livello (la SuperLega italiana è la NBA del volley) con una pressione mediatica imparagonabile. Hanno imparato a vincere in Europa con i loro club (Trento, Perugia, Civitanova) prima di farlo con la Nazionale.
La rivoluzione di Fefè De Giorgi: il trionfo del gruppo
Il punto di svolta ha un nome e un cognome: Ferdinando “Fefè” De Giorgi. Chiamato alla guida della nazionale dopo la deludente Olimpiade di Tokyo 2020 (giocata nel 2021), De Giorgi ha fatto ciò che nel calcio sarebbe impensabile: una rivoluzione silenziosa.
Ha messo da parte alcuni dei veterani più iconici (come Zaytsev e Juantorena), non per demeriti, ma per una scelta filosofica: puntare su un gruppo giovane, affamato e, soprattutto, disposto a mettere il “noi” davanti all’”io”.
La filosofia di De Giorgi si basa su pochi, solidi principi che hanno formato la squadra campione del mondo 2022 e campione d'Europa 2021:
- Fiducia totale nei giovani: Ha dato le chiavi della squadra a Simone Giannelli (classe ‘96) e ha lanciato titolari indiscussi ragazzi come Michieletto, Lavia e Romanò, tutti poco più che ventenni.
- La forza del collettivo: Nessuna superstar. Anche quando Giannelli è stato nominato MVP del Mondiale, il primo pensiero è andato alla squadra.
- Gestione della pressione: De Giorgi è famoso per la sua calma. Ha tolto la pressione ai suoi giocatori, facendogli vivere le finali come un’opportunità e non come un’ossessione.
Questa gestione collettiva è l’antitesi del calcio moderno, spesso basato sull’esaltazione del singolo fuoriclasse e sulla pressione mediatica costante.
Il confronto che definisce il “ritorno”
Per capire la portata di questo ritorno al vertice, è utile mettere a confronto i due cicli d’oro della nostra pallavolo. La nuova generazione è definita dalla capacità di vincere subito e contro ogni pronostico.
La seguente tabella riassume i principali successi dei due gruppi nei loro periodi di picco iniziali.
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Generazione di Fenomeni (picco 1990-1998) |
Nuova generazione (picco 2021-presente) |
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Leader tecnici |
Giani, Zorzi, Tofoli, Cantagalli |
Giannelli, Michieletto, Lavia, Romanò |
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Guida tecnica |
Julio Velasco |
Fefè De Giorgi |
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Mondiali vinti |
3 (1990, 1994, 1998) |
1 (2022) |
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Europei vinti |
3 (1989, 1993, 1995) |
1 (2021) |
La nuova generazione ha avuto un impatto immediato e devastante, vincendo Europeo e Mondiale in due anni.
Da dove ripartire: la sfida di restare in vetta
L’Italia è tornata campione del mondo di pallavolo. Lo ha fatto con una squadra giovanissima, guidata da un allenatore calmo e con un’idea di gioco basata sul collettivo.
È una vittoria che ha un sapore diverso, perché costruita lontano dai riflettori assordanti del calcio, basata sulla programmazione dei club e sulla crescita paziente dei talenti. La prossima volta che vi lamentate di una partita di calcio noiosa o di un dibattito televisivo urlato, fatevi un favore: accendete la TV e cercate una partita di SuperLega di volley. Scoprirete uno sport spettacolare e, forse, capirete perché questi ragazzi sono tornati sul tetto del mondo.
