La bandiera del Popolo Saharawi non piace alla nuova Giunta di Cascina (fotogallery)

Politica
Cascina
Giovedì, 7 Luglio 2016

“Stiamo rivedendo l’arredamento del Palazzo Comunale” questa la risposta della Sindaca Susanna Ceccardi alla domanda sul perché nella Sala Consiliare non fosse più presente la bandiera del Popolo Saharawi.

Una bandiera che simboleggia il gemellaggio che lega da decenni la Città di Cascina con una popolazione vessata da soprusi, ingiustizie internazionali, costretta a vivere in campi profughi nel deserto algerino. Nel Comune è attivo un progetto di accoglienza di bambini provenienti da quei campi, il 2016 è il 31° anno che l’Associazione di Volontariato Arci 690 Onlus sostiene il diritto all’autodeterminazione della propria terra del popolo Saharawi. La Sindaca Susanna Ceccardi è della Lega Nord che da decenni parla del “diritto all’autodeterminazione dei popoli”, parola d’ordine ancora valida? Perché il riassetto dell’arredo comunale è iniziato col togliere quella bandiera? La Giunta, la Sindaca, la Lega sono contro l’autodeterminazione di un popolo? O il motivo risiede semplicemente nel cancellare ogni traccia del passato?

 

Chi volesse sostenere il progetto cascinese questa è la pagina face book

https://www.facebook.com/Progetto-Saharawi-Cascina-586411061461335/?fref=ts

 

Qui di seguito una breve storia delle vicende che hanno segnato la storia di quella terra, il Sahara Occidentale (fonte www.parrocchiadiluzzara.it)

 

Il Sahara Occidentale - superficie di 252.120 km² con un'estensione costiera di 1.110 km - è una zona quasi totalmente desertica che confina con Marocco, Algeria, Mauritania e Oceano Atlantico.

 Nel 1884, in piena colonizzazione africana, il trattato di Berlino sancisce i confini del Sahara Occidentale, abitata dal popolo Saharawi, che diventa colonia spagnola, rispetto a Marocco e Mauritania, colonie francesi.

La Spagna nel 1975 si ritira dal Sahara Occidentale, cedendolo al Marocco e Mauritania in maniera da poter continuare a sfruttarne le immense risorse. Il Marocco e la Mauritania invadono cosi`  Sahara Occidentale pronti a dividersi il territorio e le ingenti risorse naturali, essi sono contrastati dal Fronte Polisario (esercito Saharawi). Il Marocco tenta di mascherare l’invasione tramite la Marcia Verde, cioè un   insediamento di coloni marocchini nel territorio del Sahara Occidentale.

Una parte della popolazione civile, per sfuggire al genocidio, si rifugia nel deserto sud-ovest algerino, in prossimità di Tindouf.

Nel 1976 Viene proclamata la RASD (Repubblica Araba Saharawi Democratica) sul territorio dell’ex Sahara Occidentale. Sarà riconosciuta da 74 Paesi.

La Mauritania, nel 1978, a seguito di un golpe militare, rinunzia al conflitto e il nuovo governo ratifica (1979) un accordo di pace con il Fronte Polisario. Il Marocco raddoppia quindi il proprio sforzo bellico e invade anche la parte meridionale del Sahara Occidentale. Inizia la costruzione di un muro che sarà lungo 2700 Km e 5 m, a difesa del territorio prepotentemente occupato. Il muro è da allora militarmente controllato e protetto da mine.

Nel 1988 Risoluzione ONU 621/88 e seguenti: viene istituita la MINURSO (Missione delle Nazioni Unite per il Referendum del Sahara Occidentale) e stabilito un piano di pace.

Sono ormai più di 20 anni che L`ONU e` presente in questi territori, ed ancora non si e` trovata un concreta soluzione a questa chiara e palese occupazione prepotente della monarchia marocchina nei territori del Sahara Occidentale.

Nel 2003 un piano, che prevede cinque anni di autonomia seguiti da un referendum di autodeterminazione, viene accettato dal Polisario e respinto dal Marocco. Nell’aprile 2004 il Marocco respinge definitivamente il piano Baker e ritiene impossibile qualsiasi iniziativa che vada contro la marocchinità del Sahara Occidentale.

Dal 2005 nei Territori occupati del Sahara Occidentale è in corso una resistenza popolare, nonviolenta, per protestare contro la violazione sistematica dei diritti fondamentali. I saharawi chiedono la fine dell’occupazione della propria patria da parte del Marocco e la possibilità di scegliere, con un referendum di autodeterminazione, il proprio futuro, come stabilito dalle Nazioni Unite.

La risposta delle autorità marocchine contro i manifestanti è violentissima, e una repressione anche più forte si abbatte sulla popolazione dei Territori occupati. Non si contano più i feriti, i maltrattamenti, gli arresti arbitrari, i casi di tortura, i sequestri misteriosi.

Purtroppo il sottosuolo ricco di fosfati ed il mare pescosissimo fanno si che, ancora una volta, l’avidità dei paesi occidentali, capaci di sottrarre a questo popolo persino la sabbia con i camion, metta in secondo piano i diritti umani e le condizioni di una popolazione, unica in Africa, che non può tornare nella propria terra.

fotogallery:

1 - 2  campi profughi

3 - soloidarietà della curva nord del Pisa

4 - un manifesto del progetto cascinese saharawi

5 - cartina del muro costruito dal Marocco

 

luca.doni