La proposta di legge Gasparri sulla Capacità giuridica è specchio delle politiche di destra

Politica
PISA e Provincia
Lunedì, 7 Novembre 2022

Sinistra Civica Ecologista Pisa attacca la proposta di modifica dell'articolo 1 del Codice Civile: "L’interruzione volontaria di gravidanza sarebbe sempre un reato, di fatto paragonabile all’omicidio"

Le donne, il loro corpo, con la proposta di legge presentata da Gasparri, tornano al centro della battaglia politica.

Sinistra Civica Ecologista non ci sta e identifica le ragioni alla base della proposta di modifica dell'articolo 1 del Codice Civile nelle ideologie che contraddistinguono la destra italiana :

"La verità - scrive SCE Pisa - è che la società patriarcale che costituisce il modello socio-culturale cui la destra si ispira, si fonda sulla limitazione delle libertà e dei diritti per consentire la sopraffazione dei forti sui deboli, dei ricchi sui poveri, degli uomini sulle donne".

 


Riporta il comunicato di Sinistra Civica Ecologista Pisa

La legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, figlia di una grande stagione riformista del nostro paese, ha sancito un importante cambiamento sul tema della sessualità e dell’autodeterminazione delle donne in merito alle scelte procreative.

Cancellare subdolamente la legge 194/78, anche senza intervenire formalmente su di essa, significa annullare una faticosa conquista della società e delle donne che ha sottratto milioni di esse alla speculazione di mammane e ginecologi che operavano clandestinamente mettendo a rischio la loro salute e spesso la loro stessa vita e ha permesso di avvicinarle ai consultori per favorire e promuovere la prevenzione, con risultati evidentissimi.

Non solo, ha anche consentito alle donne di esprimere la loro sessualità come piena forma di autodeterminazione; sapere che la gravidanza può essere interrotta costituisce una libertà oggi irrinunciabile.

La proposta di legge a firma dell’onorevole Gasparri prevede la modifica dell’art. 1 del c.c. ed è volta ad anticipare l’acquisto della capacità giuridica dalla nascita, secondo l’attuale formulazione, al concepimento, di fatto equiparando sin da tale momento lo status giuridico del nascituro a quello della madre.

Le conseguenze che una simile riforma si poterebbe dietro sono evidenti: l’interruzione volontaria di gravidanza sarebbe sempre un reato, di fatto paragonabile all’omicidio.

Ebbene, se questa riforma venisse approvata, in un batter d’occhio sarebbero cancellati non solo anni di battaglie delle donne per vedere riconosciuto il loro diritto di autodeterminarsi, di cui la libertà sessuale costituisce una fondamentale forma di esercizio, ma altresì il lavoro dei giuristi dell’epoca che ci consegnarono una legge capace di operare nel modo più alto quel bilanciamento di interessi e diritti, tutti costituzionalmente garantiti, fondamentale per assicurare il pluralismo ideologico tipico di qualsiasi società democratica, dal diritto alla salute e alla vita della donna, alla tutela del nascituro, all’obiezione di coscienza.

La ratio ispiratrice della legge 194/78 è tanto alta, quanto bassa è quella che muove l’onorevole Gasparri, firmatario della proposta di legge di riforma dell’art. 1 c.c., la cui unica volontà è quella di incidere, limitandola, sulla libertà di autodeterminazione delle donne.

Di certo non sono i valori cristiani tanto spesso sbandierati dalla destra ad ispirare questa scellerata proposta di legge: non a caso nessuno mette in discussione leggi profondamente laiche e frutto della stessa stagione riformatrice, come quella sul divorzio. E certo, se la prima preoccupazione della destra fosse la tutela del valore supremo della vita, considerata tale e piena sin dal suo concepimento, verrebbe da chiedersi che valore la stessa destra attribuisce alla vita dei migranti che si vorrebbe lasciar morire a centinaia in mare, nelle prigioni libiche, o direttamente di fame, stenti o guerra nelle loro terre d’origine.

La verità è che la società patriarcale che costituisce il modello socio-culturale cui la destra si ispira, si fonda sulla limitazione delle libertà e dei diritti per consentire la sopraffazione dei forti sui deboli, dei ricchi sui poveri, degli uomini sulle donne. La limitazione della libertà di autodeterminarsi delle donne anche attraverso l’inibizione della sessualità le riporterebbe ad essere l’anello più debole di una struttura sociale non egualitaria e dimostra ancora una volta come il fatto che sia una donna a capo del governo è del tutto irrilevante se i valori che promuove sono contro le donne.

Lo schema della sopraffazione e del mantenimento delle fasce più deboli della popolazione in condizioni di subalternità è ricorsivo ed evidente anche in questo governo: basti ricordare come uno dei pochi ministri donna, l'onorevole Santanché, insegnava ai giovani che la libertà è data dal denaro, dal poter pagare, di fatto sottintendendo che chi ha più denaro ha più diritti o può comunque meglio esercitarli.

E certamente in linea con questa filosofia è anche il nuovo nome dell'ex ministero della pubblica istruzione che oggi è diventato ministero dell'istruzione e del merito: l’utilizzo della parola merito, lungi dall’avere un significato premiante, rimanda ad un’idea di scuola competitiva e selettiva, invece che formativa e inclusiva,  trasformando il più alto e importante strumento di emancipazione sociale nell’ennesimo strumento per aumentare le disuguaglianze.

 


CODICE CIVILE

Art. 1.
(Capacita' giuridica).

La capacita' giuridica si acquista dal momento della nascita.

I diritti che la  legge  riconosce  a  favore  del  concepito  sono
subordinati all'evento della nascita.

((IL D.LGS. LUOGOTENENZIALE 14 SETTEMBRE 1944, N. 287 HA CONFERMATO
L'ABROGAZIONE DEL PRESENTE COMMA)).

redazione.cascinanotizie