L'alba del giorno dopo si tinge di nerazzurro

Sport
Giovedì, 8 Dicembre 2016

L’alba del giorno dopo è un risveglio piacevole, quasi incredulo. Ieri, 7 dicembre, è accaduto quello che dal 13 giugno una città intera sognava. Un nuovo Pisa, una nuova proprietà, ma soprattutto la possibilità di festeggiare la serie B come si confà ad una piazza come Pisa. Già, festeggiare la serie B, quante volte la serie B dal minuto 96’ di Foggia è stata festeggiata, roba da Guinness dei primati se non fosse che si è scherzato con la passione dei tifosi.

Oggi si volta pagina finisce l’era dei romani proprio quando sembrava che non ci fossero vie d’uscita. In molti sono stati in questi mesi in prima fila per cercare di togliere la società dalle grinfie dei Petroni, alcuni sono stati come meteore che è meglio dimenticare in fretta, altri hanno avuto un ruolo importante, tutti hanno avuto alle spalle un popolo intero che non si è mai arreso, non si è mai piegato, che ha mostrato una compattezza straordinaria lasciando a bocca aperta il mondo calcistico intero quando in migliaia si sono ritrovati allo stadio, in estate, e alla stazione Leopolda, appena qualche giorno fa, per decidere, come avviene nelle democrazie più evolute, quali forme di protesta portare avanti per contrastare una proprietà malvoluta, invisa ai tifosi, ma anche alle istituzioni ed al tessuto economico cittadino, basti ricordare gli albergatori pisani, che ad agosto avevano rifiutato di fare affari con Petroni, oppure il più recente, clamoroso, sciopero delle rivendite di biglietti subito alleatesi al volere della piazza che chiedeva il boicottaggio di Pisa-Bari se la società non fosse stata venduta.

E poi ci sono stati i protagonisti. A cominciare da Mister Rino Gattuso, le sue dimissioni in un caldo giorno di fine luglio scoperchiarono il pentolone di nefandezze che si celavano dietro il disatteso patto di Gallarate. Dopo un breve, brevissimo sbandamento iniziale la città scelse di stare dalla parte del suo condottiero. No Gattuso, no party…te. E così è stato per un mese con le uniche eccezioni dei match di coppa Italia, brillantemente vinti da una squadra in autogestione trascinata da Mannini e Lisuzzo.

Ha ricevuto più tweet dai tifosi del Pisa in 5 mesi che dai sostenitori delle altre 21 squadre di serie B messi insieme, è Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B. Il suo è stato un ruolo decisivo. Da queste colonne lo abbiamo anche accusato di perorare la causa dei Petroni, resta però il fatto che il Presidente ha combattuto e vinto una battaglia che poteva costargli molto cara. In un sol colpo ha salvato la serie B a 22 squadre e con lei tutti i contratti faraonici che prevede ed ha evitato il ripetersi di un caso Parma, ovvero di una squadra clinicamente morta che per onor di firma si trascina a fine campionato. Ha fatto quello che mai è stato fatto in Italia, non in nome del Pisa, ma in nome del calcio e della sua regolarità. Lo ha fatto contro tutte le 21 squadre di serie B (anche una di Lega Pro, appena appena più a sud della Torre pendente ci sperava, sarà per un'altra volta), che molto superficialmente chiedevano di lasciar morire il Pisa, lo ha fatto ed ha vinto su tutta la linea, su tutti i fronti. E’ giusto rendergli merito, ed è bello sapere che la serie B ha questo presidente. In diretta su Punto Radio, durante una chiacchierata con il direttore del Corriere dello Sport-Stadio Xavier Jacobelli, ho lanciato la proposta che quanto messo in campo dalla Lega di Serie B possa diventare un vero e proprio protocollo, istituzionalizzato dalla Federazione da applicare nei casi più gravi di società che rischiano di morire. Dal caso Parma al protocollo Abodi sarebbe un bel passo in avanti per tutto il calcio Italiano.

Prima di Corrado sono arrivati anche personaggi discutibili, accolti come trionfatori, non hanno saputo cogliere quanto la città stava per offrire loro. Pablo Dana, ha incantato tutti, dal sindaco a Gattuso, dal primo tifoso, fino all’ultimo appassionato. Ha avuto il merito (sarebbe stato un demerito se le cose non fossero andate bene) di far tornare Gattuso e rimettere in moto il Pisa, ma poi è sparito, dissolto, di fronte ad un inconsistenza finanziaria malcelata.

Un ruolo di attore non protagonista spetta anche a Ruggeri. Ci ha provato, alla fine è sembrato quasi più di ostacolo, non si è mai capito quanto forte fosse la sua posizione finanziaria e quale fosse il gioco a cui stava giocando.

Invece Maurizio Mian lo ha sempre detto: “io non voglio comprare il Pisa, ma sono pronto a dare una mano”. Lo strattonarlo per la giacca aveva anche dato adito ad incomprensioni, ma l’idea dell’ex presidente del Pisa è sempre stata chiara. Partecipare si, fare da bancomat, o da unico proprietario no.

Infine il protagonista principe, colui che con il suo cavallo bianco ha salvato il Pisa (chi come me ha i capelli grigi chiuda un attimo gli occhi ed immagini la vignetta del compianto Paolo Terreni, con il Pisa incarnato dalla splendida fatina nerazzurra). Giuseppe Corrado, in rappresentanza dei suoi soci del gruppo Magico Srl. Ha voluto fortemente il Pisa, sborsando una cifra consistente, ha scelto modi e tempi giusti, ritirandosi, quando c’era da bluffare e ripresentandosi al momento giusto. Non è vero che il più è fatto. Il bello comincia ora. C’è una società da ristrutturare, il settore giovanile da rivitalizzare e soprattutto una prima squadra da rinforzare per mantenere senza patemi la categoria. Tutti noi ci auguriamo che possa fare sempre la scelta giusta ma se così non fosse ricordiamoci tutti da quale maledetto girone dantesco proveniamo. Qualche boccone amaro ci sarà ancora da buttarlo giù a cominciare da gennaio quando potremmo vedere qualche giocatore  partire e chiunque sia sarà un dolore, perché, per l’amore che hanno dimostrato in questi mesi, li sentiamo un po’ tutti figli nostri, ma se questo è il prezzo da pagare alla normalità ci presenteremo alla cassa, certi che Pisa non dimenticherà mai.

massimo.corsini