Protesta dei precari delle Università, la Regione Toscana li ha esclusi

Cronaca
PISA e Provincia
Martedì, 16 Febbraio 2021

Nonostante che i precari della ricerca, dottorandi, assegnisti svolgano molte delle attività del personale di ruolo nelle Università, la Regione Toscana li ha esclusi dalla vaccinazione anti covid 19. Una lettera di protesta 

Vaccino contro la Covid-19: la Regione Toscana esclude i precari dell’Università

La volontà manifestata dalla Regione Toscana di vaccinare il “personale universitario docente e non docente” ha reso evidente la scarsa, per non dire nulla, conoscenza che le istituzioni pubbliche hanno del mondo dei precari della ricerca. Questa mancata considerazione si fa ancora più colpevole in una situazione emergenziale come quella causata dalla pandemia da Covid-19. Dottorandi, assegnisti e collaboratori a progetto svolgono quotidianamente un lavoro fondamentale per il proseguimento delle attività di didattica e di ricerca degli atenei toscani (e di tutta la nazione), nonostante inquadramenti contrattuali che spesso non garantiscono la tutela minima per  i diritti dei lavoratori. Perché di lavoro si tratta, nonostante questo aspetto venga spesso dolosamente trascurato.
Vorremmo ricostruire i termini della vicenda. Nel primo pomeriggio del 09 febbraio 2021, la Regione ha mandato una lettera ai Rettori delle Università Toscane con cui rendeva noto agli stessi che le vaccinazioni sarebbero state effettuate a favore di «tutto il personale universitario docente e non docente sia a tempo indeterminato che a tempo determinato», formula generale che non ha contribuito a chiarire la platea dei destinatari della misura. Nella stessa giornata del nove, alle ore 16:40, cioè a un’ora e venti minuti dall’inizio delle prenotazioni sul sito della Regione, è stata inviata alle Università un’integrazione che chiariva come nelle liste di vaccinazione fossero inclusi solamente i «professori, ricercatori, personale T\A, bibliotecario e CELL (a tempo determinato e indeterminato)».
Crediamo che la ratio dietro l’individuazione delle categorie dei beneficiari della misura non tenga nella debita considerazione le mansioni cui sono tenuti i precari e le precarie della ricerca, in buona parte sovrapponibili a quelle degli stessi docenti e ricercatori strutturati. Dottorandi, assegnisti e borsisti frequentano costantemente biblioteche, archivi, laboratori e altri luoghi potenzialmente a rischio ogni giorno, allo stesso modo dei docenti – o, se possibile, ancora più assiduamente. La nostra presenza negli Atenei garantisce  il supporto alla didattica e agli esami,  il tutorato a laureandi e tirocinanti. Il nostro lavoro è determinante nel sostenere ed integrare l’opera del personale strutturato delle nostre Università, il cui inesorabile sottodimensionamento  minaccia la continuità didattica e di ricerca. Questa nostra attività, peraltro, non vede a contropartita una reale valorizzazione formale ed economica delle attività svolte. Inoltre, molti corsi di dottorato continuano a richiedere l’obbligatorietà di un soggiorno all’estero per il proprio percorso formativo, nonostante la pandemia in corso. È chiaro come la possibilità di vaccinarsi possa essere un sollievo per tutta la comunità dei lavoratori della ricerca.
Non è inoltre chiaro se la vaccinazione sia riservata ai soli residenti in Toscana.  La nostra precaria condizione lavorativa è talmente incisiva nelle nostre vite che ci porta a cambiare spesso città: da ciò deriva che molti e molte di noi non hanno la residenza in Toscana. Ma in Toscana viviamo, in Toscana lavoriamo e in Toscana potremmo ammalarci.
La comunicazione confusa sulle linee guida adottate dalla Regione Toscanaha impedito l’adozione di una prassi comune, creando insopportabili discriminazioni, sulla base di afferenza alle diverse università, tra persone ugualmente meritevoli delle medesime tutele.
Chiediamo perciò che la possibilità di ricevere il vaccino contro la Covid-19 venga estesa anche ai lavoratori precari del settore della ricerca, senza discriminazione alcuna. La Regione Toscana non può continuare a ignorare il nostro diritto alla salute. 
Coordinamento ADI Pisa
Coordinamento ADI Firenze
Coordinamento ADI Siena
 

 

redazione.cascinanotizie