Pisa ripudia il fascista D'Achiardi
Il nome dell'ex Rettore sarà cancellato dalla toponomastica cittadina
La vicenda di Via D’Archiardi è giunta al capolinea con la soluzione più logica: il nome dell’ex Rettore fascista dell’Università di Pisa, che fu anche senatore, direttore della Scuola Normale e podestà della città e che spedì al ministero la lista che determinò l’espulsione di venti docenti e di centinaia di studenti ebrei, sarà cancellato dalla toponomastica della città di Pisa. L’annuncio sul cambio di denominazione arriva dal sindaco di Pisa Michele Conti che non manca di criticare chi, prima di lui e di colore politico diverso, non ha preso provvedimenti quando era alla guida della città.
Via Giovanni D’Achiardi diventerà “Via Giusti tra le nazioni”, in memoria di coloro che hanno agito in modo eroico per salvare anche un solo ebreo dall’abisso della Shoah, mentre i giardini adiacenti alla vicina Via delle Trincere saranno intitolati a Raffaello Menasci, professore deportato ad Auschwitz proprio in virtù delle odiose liste del Rettore D’Achiardi.
Riporta una nota del Comune di Pisa di venerdì 13 gennaio.
La Giunta comunale ha approvato ieri, 12 gennaio, due delibere: la prima per modificare l’intitolazione di via Giovanni d’Achiardi, il rettore dell’Università di Pisa che nel 1938 si rese responsabile dell’espulsione di studenti e docenti ebrei dall’Ateneo Pisano, in via Giusti tra le Nazioni; la seconda per intitolare uno spazio comunale, quello compreso tra via Canavari e via delle Trincere, vicino a via d’Achiardi, a Raffaello Menasci, docente ebreo dell'Ateneo pisano imprigionato ad Auschwitz e morto a Varsavia nel 1944.
La decisione di modificare la denominazione di via Giovanni d’Achiardi in via Giusti tra le Nazioni è stata presa in considerazione del fatto che “la Shoah – si legge nella delibera – ha rappresentato un momento drammatico per l’intera umanità, contraddistinguendosi per la particolare crudeltà delle azioni e delle persecuzioni poste in essere”. La Giunta ha invece ritenuto “opportuno intitolare la via in ricordo di persone che si sono contraddistinte per la lotta contro il genocidio nazista”. Da qui la nuova intitolazione, via Giusti tra le Nazioni, “in memoria di coloro che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dalla Shoah”.
Nella stessa seduta, su proposta del sindaco Michele Conti, è stata approvata una seconda delibera per intitolare un'area verde, situata nei pressi della stessa via d’Achiardi, a Raffaello Menasci. Nato a Livorno nel 1896, Menasci fu arrestato a Roma dai nazisti durante la retata al ghetto del 16 ottobre del 1943, deportato nel campo di sterminio di Auschwitz due giorni dopo e deceduto poi a Varsavia il 29 febbraio 1944. La cerimonia di inaugurazione di Largo Menasci, si svolgerà venerdì 27 gennaio, alle ore 10, nell’area compresa tra via Canavari e via delle Trincere. Per l’occasione sarà anche piantato un albero di melograno che, nella cultura ebraica, rappresenta un simbolo di onestà, correttezza e giustizia dato che conterrebbe 613 semi che corrispondono ai 613 comandamenti della Torah.
Sulla vicenda, giovedì 12 gennaio, era intervenuto anche il candidato sindaco del centro-sinistra Paolo Martinelli.
"Grazie ai promotori della petizione per cambiare il nome a via D'Achiardi, alle 22mila persone che l'hanno firmata, alle università pisane che l'hanno sostenuta fin dall'inizio, a tutti i consiglieri di opposizione e alla città tutta che si è mobilitata".
Parte da qui il candidato sindaco del centro-sinistra Paolo Martinelli, "dal ringraziamento ai tantissimi pisani e alle migliaia di persone che si sono attivate in questi mesi per fare togliere dalla città l'onta di avere una strada intitolata al rettore, podestà e senatore, fra i principali esecutori delle leggi razziali del '38 e responsabile dell'espulsione dall'università di professori e studenti colpevoli di essere ebrei".
Perché "la clamorosa, goffa, impacciata e tardiva retromarcia del sindaco Conti, con cui oggi ha deciso di cambiare il nome di quella strada è merito soprattutto di quella mobilitazione, a cui anch'io ho dato il mio contributo – continua Martinelli -. Il quadro si è ribaltato rispetto a solo un mese fa: niente più Commissione speciale per approfondire il motivo per cui a Pisa c'è una via intitolata a D'Achiardi, niente più ostacoli burocratici e amministrativi a cambiare il nome di quella strada. Si poteva fare tutto ciò che tanta parte della città e della società civile italiana ha chiesto per mese, infatti, sono stati costretti a farlo nel tentativo di rimediare a una figuraccia che in realtà affonda le radici alla cerimonia del 20 settembre 2018 con cui le università italiane, rappresentate dai rispettivi rettori, per la prima volta dopo 80 anni si scusavano per l'onta delle leggi razziali, cerimonia a cui il Sindaco di Pisa Conti non partecipò. Da qui, da via D'Achiardi non esisterà più nella toponomastica pisana grazie a questa mobilitazione dal basso, si riparte per ricostruire anche a Pisa una memoria condivisa fondata sui valori della Costituzione che è anche antifascista".
Riportas Una nota di Una città in comune di venerdì 13 gennaio.
La cancellazione di via D'Achiardi è solo un primo passo: adesso serve diffondere cultura e memoria storica
Il sindaco Michele Conti non vedendo più vie di uscita, dato anche l’avvicinarsi della Giornata della Memoria, e essendo al centro di un vero e proprio scandalo nazionale sulla stampa è stato costretto finalmente a decidere di cambiare il nome di via Giovanni D'Achiardi, che si chiamerà via Giusti tra le Nazioni «in memoria di coloro che hanno agito in modo eroico per salvare anche un solo ebreo dall’abisso della shoah». Avevamo anticipato alla cittadinanza la delibera con cui la Giunta aveva decretato di intitolare il giardino tra via delle Trincere e via Canavari a Raffaello Menasci, il docente ebreo espulso dall'Università e poi morto in un campo di concentramento, criticandola come una scelta che affiancava la vittima al carnefice e ritenendola un'equiparazione sfrontata, una «inqualificabile modalità di pacificazione e parificazione». All'ultimo minuto ieri la Giunta si è vista arrivare anche un'altra mozione, con cui è stata revocata l'intitolazione al carnecife, D'Achiardi.
Questa scelta è un importante risultato della battaglia culturale portata avanti dal Comitato promotore della petizione, il Comitato organizzatore di San Rossore 1938, la Comunità Ebraica di Pisa, le sezioni pisane dell'Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, ma anche delle scelte fatte dai Senati accademici dell'Università, della Scuola Normale e del Sant'Anna. Da parte nostra abbiamo dato il massimo supporto in Consiglio comunale e fuori da esso perché questa proposta venisse discussa e approvata. Su questo vogliamo avanzare una riflessione.
Nei Consigli comunali abbiamo assistito a spettacoli penosi in cui questa proposta per ben due volte veniva bocciata con pretesti deliranti e offensivi da parte della destra. E’ bene ricordare che il Sindaco in entrambe le occasioni non ha mai preso parola. L'ultimo Consiglio comunale dello scorso dicembre aveva nuovamente bocciato la proposta, istituendo su proposta della maggioranza una commissione per studiare come mai negli anni Sessanta questa via era stata intitolata a D'Achiardi. Tutto questo viene oggi smentito dal Sindaco che invece va in un'altra direzione, contraddicendo il voto delle forze politiche che lo sostengono. Evidentemente questa maggioranza non ha un Sindaco che la rappresenti, ma soprattutto al Sindaco non serve questa maggioranza in Consiglio comunale: in vista delle imminenti elezioni amministrative il messaggio è chiarissimo.
Al di là di queste considerazioni politiche, a noi interessa ora che questa decisione non venga accolta con indifferenza dalla cittadinanza. Dopo che per mesi la destra ha ripetuto che non aveva il minimo senso cambiare il nome di D'Achiardi, il sentimento diffuso in città può essere anche di confusione e incomprensione. Avevamo chiesto di accompagnare questa scelta con un'azione di coinvolgimento del quartiere, di spiegare con iniziative di cultura storica il senso della revoca del nome di D'Achiardi. Il rischio è che una decisione giusta - oltre a sottolineare lo svuotamento Consiglio comunale - venga percepita come uno strappo nel rapporto tra cittadinanza e istituzioni.
Ci auguriamo che adesso la Giunta si attivi per promuovere iniziative di carattere storico, insieme agli stessi soggetti che hanno portato avanti la battaglia per la revoca del nome di D'Achiardi, con un programma ampio e concertato: il Comitato organizzatore di San Rossore 1938, la Comunità Ebraica di Pisa, le sezioni pisane dell'Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, l'Università, la Scuola Normale e il Sant'Anna.
La vicenda D’Achiardi dimostra ancora una volta che la mobilitazione diffusa e popolare può cambiare le decisioni di una istituzione. Il prossimo passo è quindi quello di intitolare finalmente Piazza San Silvestro a Franco Serantini.