Stop ai cellulari in classe: nelle scuole di Cascina nessuna vera rivoluzione
I divieti erano già in vigore. Dirigenti e docenti: “Non è un divieto punitivo, ma un’opportunità di educazione e convivenza civile”
Non è stata una rivoluzione, ma come confermato dalla dirigente scolastica dell'Istituto Pesenti di Cascina, Ivana Carmen Katy Savino, si è continuato nel solco delle normative in atto da diversi anni.
L'uso del telefono cellulare a scuola, dall'anno scolastico 2025/2026, ha subito la stretta del Governo Meloni senza vere ripercussioni per studenti, professori e personale ATA.
Questo, poiché, i dispositivi elettronici in ambito scolastico - ha continuato Savino - erano già vietati.
Al Pesenti di Cascina, durante la prima settimana di lezioni, per cercare di rendere meno traumatica la stretta sui telefoni cellulari, si è comunque deciso di riflettere sul perché della nuova regolamentazione voluta dal Ministero dell'Istruzione e del Merito.
Regolamentazione – ha spiegato la dirigente scolastica – “che le scuole si trovano legittimamente ad applicare”.
L’idea alla base della scelta del Pesenti, deriva dalla volontà di non far subire ai ragazzi il divieto come una punizione o una imposizione, ma come e soprattutto, una vera e propria opportunità.
Una occasione di disintossicazione dal mezzo tecnologico e allo stesso tempo, di formazione civica e di educazione alla convivenza civile.
“Durante la lezione – ha concluso Savino – si ascolta l’insegnate, il compagno di classe, gli interventi in aula e non si guarda il cellulare. Il tutto considerando che per le attività didattiche legate all’uso delle tecnologie, o in altri casi ben specificati dalle normative ministeriali, il cellulare potrà essere usato previa autorizzazione dei docenti”.
Al Pesenti di Cascina, comunque, le comunicazioni tra studenti e famiglie non saranno precluse del tutto, ed infatti, se lo studente o la studentessa avranno necessità di chiamare casa, lo potranno fare dal telefono in portineria. Al contrario, sarà la scuola a fare da tramite tra la famiglia e gli alunni in classe.
Sempre a Cascina, sponda Liceo Artistico Russoli, la situazione non appare diversa. “I regolamenti in merito all’uso del cellulare – ci ha spiegato un docente – erano già in essere ed il cambiamento non si è sentito poi così tanto”.
L’approccio alla stretta sui mezzi tecnologici in classe, oltretutto, è la stessa del Pesenti: “Ritengo che si debbano mantenere delle strategie – continuano dal Russoli – per far sì che il tutto non sia percepito né dagli insegnanti, né dagli studenti, come un semplice divieto, ma come un’azione che può portare del benessere a livello scolastico”.
Sulla situazione vissuta nelle scuole italiane, abbiamno chiesto una opinione a Domenico Laforeza, già direttore dell'Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa, oltre che protagonista di "Alfabeto Digitale", format di successo su Punto Radio.
“La premessa – dice Domenico Laforenza – è che quando qualcuno parla ed invia un messaggio, dall’altra parte ci deve essere qualcuno che riceve. Ancora di più se il messaggio è inviato da un professore agli studenti. È un fatto di educazione”.
Per Domenico Laforenza, il divieto dell’uso del cellulare in classe è “un atto di civiltà”.
“Di questo sono certo – insiste – perché è un elemento di disturbo. Comunque, e la normativa a quanto so lo prevede, le tecnologie ormai fanno parte della nostra vita, e non saranno bandite del tutto, ma regolamentate. Potranno essere usate previa autorizzazione”.
L’unico appunto del professore Domenico Laforenza, è riferito alle misure parallele alla nuova normativa voluta dal Ministero.
“Credo – conclude – che si debba insegnare ai nostri ragazzi e ragazze l’uso consapevole del cellulare, proprio a partire dalla scuola. Magari con lezioni dedicate. Il cellulare alla fine lo hanno tutti e permea la vita di tutti noi. Trovare uno spazio, anche piccolo, da dedicargli, è necessario”.



