Povertà, nuovo rapporto Caritas Pisa: oltre 6.500 persone sostenute nel 2024
Presentato il 18esimo Rapporto diocesano: emergono criticità su lavoro, casa e infanzia. A uno su cinque lo stipendio non basta (dato in crescita). Seguiti sempre più minori. Il direttore Morelli esprime timori dopo la chiusura della SdS Pisana
La Caritas di Pisa ha presentato il 18esimo Rapporto sulle povertà e le risorse, evidenziando come nel 2024 siano state oltre 6.500 le persone sostenute sul territorio diocesano, di cui 1.830 incontrate direttamente nei servizi.
L’analisi mette in luce tre principali criticità — lavoro povero, marginalità abitativa e fragilità legate ai minori — mentre l’arcivescovo Cannistrà e il direttore Morelli richiamano l’attenzione della comunità e delle istituzioni sulla necessità di risposte strutturali.
Nel corso di un’intervista rilasciata a Carlo Palotti, per Punto Radio Cascina Notizie, il direttore della Caritas diocesana di Pisa, don Emanuele Morelli, ha commentato i dati del 18° rapporto sulla povertà.
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Ha scritto la Caritas diocesana di Pisa.
Un paese come Buti o Calci. Forse anche un pochino più grande. Tante sono le persone seguite e sostenute dalla Caritas di Pisa nel 2024. Per la precisione 6.739. Nel dettaglio 1.830 sono quelle che hanno bussato direttamente alle porte di uno dei centri d’ascolto e dei servizi dell’ufficio diocesano per la pastorale della carità. A cui, però, vanno aggiunti anche i familiari conviventi dato che le richieste di sostegno riguardano quasi sempre l’intero nucleo familiare: quindi i 1.497 figli (1.067 dei quali minori) e i 3.412 altri familiari conviventi, mariti o mogli e compagne e compagni soprattutto. Il totale fa appunto “una comunità delle dimensioni dei due paesi del Monte Pisano, tutta composta da persone fragili e in difficoltà o, comunque, che vivono in contesti caratterizzati da una marcata deprivazione economica e sociale” spiegano i curatori de “Il grido silenzioso”, il 18esimo rapporto sulle povertà nella diocesi di Pisa presentato stamattina (sabato 22 novembre) durante il convegno diocesano Caritas ospitato negli spazi del Pala Todisco (San Giuliano Terme).
In lieve calo rispetto al 2023. Un dato imponente ma anche in lieve calo rispetto al 2023 dato che le persone incontrate sono diminuite del 6,9% (da 1.961 a 1.830). Conseguenza soprattutto di un anno “normale”, successivo a un triennio di crisi quasi ininterrotte: prima il biennio della pandemia con le sue pesanti conseguenze economiche e sociali, poi le crisi internazionali e la guerra in Ucraina, con il massiccio esodo di rifugiati. Anche i dati Inps per le tre zone socio-sanitarie in cui è, più o meno, diviso in territorio diocesano (Pisana, Alta Val di Cecina-Valdera e Versilia) e riferiti alle dichiarazioni Isee inferiori ai sei mila euro, del resto, fotografano un andamento simile. In tutte e tre le zone, infatti, la quota di questi ultimi è diminuita: nella Pisana dall’8,8 al 7,8%, in Versilia dal 7,5 al 6,2% e in Alta Val di Cecina-Valdera dal 6,8 al 5,8%. “Sono tendenze che dovremo monitorare con attenzione nei prossimi anni per capire se si tratta di un dato contingente o, invece, si è in presenza di un'inversione di tendenza” spiegano ancora i curatori del rapporto. Prematuro, insomma, trarre conclusioni. Semmai la questione rilevante per la Caritas diocesana è un’altra: “Il dato complessivo rimane, comunque, tra le 1.800 e le duemila persone, la fascia entro cui si colloca il numero di coloro che ogni anno si rivolgono ai servizi dell’ufficio per la pastorale della carità della diocesi di Pisa dopo il picco del 2020, record assoluto da quando è iniziata l’attività dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse - scrivono -. Vuol dire che le conseguenze sociali ed economiche della crisi sanitaria da Covid 19 sono ben lungi dall’essersi riassorbite dato che, prima della pandemia, si rivolgevano ai servizi Caritas fra le 1.500 e 1.600 persone l’anno”.
I tre campanelli d’allarme. In uno scenario di questo tipo i campanelli d’allarme fatti risuonare nelle 114 pagine del rapporto sono soprattutto tre. Il primo riguarda il mondo del lavoro. Certo, anche perché più di una persona su due (55,6%) delle 1.830 incontrate ha dichiarato di non avere un’occupazione. Ma ancor di più perchè una su cinque (20,6%) ha detto, invece, di lavorare, spesso regolarmente, ma di aver comunque bisogno del sostegno della Caritas per arrivare a fine mese o, per far fronte a una spesa imprevista. E’ una quota in aumento costante da più di 15 anni: fra il 2016 e il 2024, infatti, sono cresciuti del 38,2% (da 241 a 333), ma se si amplia il periodo d’osservazione tornando indietro fino al 2008, l’incremento è addirittura del 116,2% (da 154 a 333 persone). Sono i lavoratori poveri. L’elenco delle professioni svolte è più che eloquente e interessa principalmente quattro comparti: il lavoro di cura soprattutto (assistenza agli anziani, ma anche colf e lavoro domestico), ma anche le strutture ricettive con numerosi camerieri e aiuto cuochi, il piccolo commercio che include molti venditori ambulanti e poi operai e muratori.
Il secondo campanello d’allarme riguarda la condizione abitativa. Anche nel 2024, infatti, è proseguita la crescita delle situazioni di marginalità abitativa, ossia di chi è senza dimora o, comunque, vive in sistemazioni di fortuna (ruderi, baracche, garage, etc) che, pure in questo caso, è arrivata a coprire circa un quinto (19,7%) delle persone incontrate. Un incremento esponenziale se si considera che si erano fermate al 14,8% nel 2023 e al 10,7% l’anno precedente. E, “almeno in parte inevitabile dato l’aumento costante dei canoni e la diminuzione di alloggi disponibili in conseguenza del fenomeno dei cosiddetti ‘’affitti brevi’’ - si legge nel rapporto- poiché l’affitto rimane la soluzione abitativa più ricorrente, in modo particolare fra gli stranieri anche in considerazione delle loro maggiori difficoltà nell’accedere all’edilizia residenziale pubblica: abita in una casa popolare il 7,8% degli immigrati e il 20,5% degli italiani”.
Il terzo campanello, infine, risuona soprattutto alla “Cittadella dell Solidarietà’’, l’emporio di generi alimentari e beni di prima necessità del Cep. Qui nel 2024 sono state sostenute 1.531 persone e più di un terzo di esse (34,2%) è un minore. Al netto di lievi oscillazioni, è un’incidenza costante fin dai primissimi anni di apertura del servizio e racconta soprattutto delle difficoltà di bambini e adolescenti che vivono e crescono in nuclei familiari fragili. La novità del 2024, è l’incremento notevole dei ‘’piccolissimi”: circa 170 dei 524 under 18 seguiti dalla Cittadella, infatti, ha meno di sei anni (32,4%). L’anno prima erano 116, pari al 19,7% del totale.
I servizi. Ciascuna delle persone incontrate, nel corso del 2024, in media, si rivolta ai servizi Caritas fra le 4 e le 5 volte. Trovando risposta soprattutto alle necessità alimentari e ai bisogni primari. Al netto del servizio di ascolto preliminare e propedeutico all’attivazione di qualunque intervento, oltre la metà (57,9%) degli interventi effettuati, infatti, si colloca nell’area dei beni e servizi materiali, ossia nell’erogazione di beni che rispondono a necessità alimentari e ad altri bisogni primari (es. la distribuzione di vestiario, bombole del gas, l’acquisto di apparecchiature sanitarie, etc), sostanzialmente in linea con l’incidenza dell’anno precedente (56,3%). Seguono i c.d. “orientamenti” (verso i servizi e le realtà del territorio) che nel 2024 sono arrivati al 14,5% (+4,4% rispetto al 2023) e “scuola e istruzione” (9,5%), anch’essi in lieve crescita (+2,6%) nel confronto con i dodici mesi precedenti.
Nel dettaglio le mense hanno incontrato 450 persone diverse e preparato 40.493 pasti mentre il servizio docce ne ha incontrate 150 e erogato 1.522 servizi.
Il valore complessivo delle prestazioni offerte dal c.d. “sistema Caritas”, nel 2024 ha sfiorato gli 800mila euro (per la precisione 769.449), oltre la metà dei quali generati dalla “Cittadella della Solidarietà”, ed è un valore senz’altro sottostimato perché non quantifica il costo del lavoro degli operatori, né il risparmio reso possibile dall’opera di tanti volontari.
L’arcivescovo. Proprio sui campanelli d’allarme si sofferma la riflessione dell’arcivescovo padre Saverio Cannistrà: “E’ importante portarli all’attenzione della comunità e dei governanti - scrive nell’introduzione -. È importante sapere, ad esempio, che il problema non è solo la mancanza di lavoro, ma la qualità del lavoro, dal momento che negli ultimi anni un quinto delle persone che si rivolge ai servizi della Caritas dichiara di avere un’occupazione stabile. Ed è altresì importante sapere che la quota di persone che vivono in una situazione di marginalità abitativa è arrivata nell’ultimo anno al 19,7 % del totale, perché i canoni di locazione sono, per una serie di ragioni (come, ad esempio, la crescita esponenziale degli affitti brevi), in costante aumento e per molti sono diventati insostenibili. In crescita sono pure gli interventi per sopperire alla povertà educativa, che comprende aiuti di vario genere per permettere ai bambini e adolescenti di usufruire di servizi e di esperienze educative di cui beneficiano i loro coetanei più fortunati”
Il direttore. Don Emanuele Morelli, invece, sposta l’accento sui servizi pubblici del territorio e, in particolare, sulla chiusura della Società della Salute della Zona Pisana “che - scrive nelle conclusioni - potrebbe portare con sé una maggiore precarietà nei servizi, passi indietro sull’offerta dei servizi essenziali, una diminuzione di attenzione nei confronti delle problematiche emergenti e la possibilità concreta che le persone fragili non abbiano interlocutori certi a cui riferirsi per comunicare e vedere accolti i loro bisogni.
Viviamo in un tempo in cui, anche dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi sociali, non possiamo fare a meno degli altri, per questo rimaniamo convinti che una gestione associata dei servizi sociosanitari sia da preferire ad una gestione autonoma degli stessi e questo per il chiaro vantaggio di avere una visione di insieme nell’identificazione dei bisogni e nell’erogazione delle attività, affinché questi bisogni vengano affrontati e soddisfatti”


