Nomadi malgrado loro, intervista ad una famiglia Rom di Cascina

Cronaca
Cascina
Venerdì, 14 Aprile 2017

«Sarebbe un popolo da insignire con il Nobel per la pace per il solo fatto di girare per il mondo senza armi da oltre 2000 anni», sono le parole che Fabrizio De Andrè disse durante la presentazione del brano dedicato ai Rom presente nell’album “Anima salve”, “Khorakhanè”, dedicato specialmente ai rom provenienti dalle terre balcaniche, giunti nel nostro paese in concomitanza con la guerra che colpì negli anni ’90 quell’area geografica.

Anche Antonio Tabucchi, scrisse a proposito degli zingari, e negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla difesa degli “zingari” in alcuni quartieri periferici della città di Firenze: ai Brozzi e alle Piagge, descrivendo il loro essere gli ultimi degli ultimi, la loro presenza come semplice presenza di un’agonia che aspetta la sua fine.

In questi ultimi mesi a Cascina le poche famiglie Rom presenti sul territorio vengono “trasferite” da un parcheggio all’altro, senza nessuna soluzione definitiva.

Ma in fondo chi sono? In molti diranno che sono zingari che non meritano nulla che tanto sporcano rubano e non hanno voglia di lavorare.

Sono coloro che alcuni vorrebbero non considerare neppure essere umani, e visto che non si possono “cancellare” che almeno si rendano invisibili.

Sono andato ad incontrare una di queste famiglie, quella di Gianni Ametovich.

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Vive con la moglie e nove figli in un camper alquanto d’epoca, non potendo utilizzare la casa mobile di proprietà non avendo più un posto fisico dove posizionarla.

“Sono nato in Italia anche se sono cittadino bosniaco, mia moglie è macedone. Con mio padre e i miei fratelli abbiamo vissuto da sempre in Pisa e provincia. Tante volte ci hanno promesso un posto dove abitare, tante promesse mai mantenute sia dal Comune di Pisa che da quello di Cascina. Non abbiamo mai preteso niente di particolare, solo un posto dove stare tranquilli anche solo un pezzo di terra.”

Gianni ha sempre cercato di sostenere la sua famiglia con il suo lavoro di raccolta del ferro e altri metalli, non si è mai voluto mischiare con altri Rom che hanno commesso reati.

“Non volevo che i miei figli frequentassero certe persone e diventassero ladri, li ho sempre tutti mandati a scuola. Ora è dura, non avendo più un posto dove stare spesso non ho neanche la possibilità di lavare i loro vestiti e allora non li mando a scuola. E poi spesso, anche di notte, ci vengono a mandare via da un parcheggio e vi potete immaginare i bambini che si svegliano e il giorno dopo a scuola dormono e se ci capita di giorno i ragazzi devono smettere di fare la lezione.”

Gianni ha due fratelli invalidi che dormivano in una sorta di baracca messa in piedi nell’area del parcheggio e dello stabile dell’ex Desio e Robé.

“Adesso i miei fratelli non sanno dove andare, sono invalidi, uno ha il diabete e l’altro è quasi infermo per un incidente. Adesso dormono dove capita da quando ci hanno scacciato. Hanno bisogno di cure e di un luogo dove poter vivere in pace.”

In molti li hanno accusati di aver riempito di rifiuti lo spazio dove stavano con le roulotte.

“Non è vero, quando siamo arrivati lì era già pieno di rifiuti, anche un divano e ditemi voi se un divano sta nel mio camper, e poi quantità di carton gesso, fogli cartonati, amianto, pneumatici vecchi e molte altre cose. Anzi subito ci siamo messi a raccogliere lo sporco, radunarlo, come anche ci avevano detto di fare, e quello che potevamo lo mettevano in sacconi neri che abbiamo comprato noi. Però ogni giorno venivano tante macchine a scaricare materiale come bussoli di vernice, sacchi pieni di giornali. Tanto poi la colpa la davano a noi come è avvenuto.”

Ametovich, la sua familgia i suoi due fratelli hanno vissuto alcuni anni a Putignano, in un pezzo di terra che avevano acquistato e su cui avevano messo la loro casa mobile e steso della ghiaia per evitare che si formasse il fango.

“ Ci hanno detto che avevamo fatto un abuso edilizio e che dovevamo andarcene perché quello era un terreno agricolo. Avevamo la luce e l’acqua che pagavamo regolarmente. Allora poi abbiamo preso quel pezzo di terra a Titignano, quello vicino alla superstrada, lo abbiamo preso con i nostri soldi, è intestato ad una mia parente. Li ci siamo stati dieci anni e non è mai successo niente di male. Spesso venivano i carabinieri a vedere se trovavano qualche cosa di rubato. Non hanno mai trovato nulla, neanche un pezzetto di una bicicletta. Siamo Rom, la gente non ci vuole ma anche noi chiediamo e pretendiamo un po’ di dignità.”

C’è anche un episodio alquanto singolare che Gianni ci racconta.

“Poco tempo fa, erano circa le sei del pomeriggio si è avvicinato un signore, è sceso dalla sua auto, mi è venuto incontro dicendomi che da lì dovevamo andarmene mostrando velocemente un tesserino e dicendo che era un funzionario comunale. Gli ho risposto che mi dicesse il suo nome altrimenti avrei chiamato i carabinieri. Lui ha insistito che non solo da lì ma da tutto il comune me ne dovevo andare, me lo ha detto più volte, mostrando sotto una giacchetta, infilata nella cintura dei pantaloni una pistola. Subito ho preso il telefonino per chiamare i carabinieri, solo allora se ne è andato. E’ tornato anche un’altra volta quando c’era mio fratello.”

“Diteci che cosa dobbiamo fare, dateci un pezzo di terra al resto ci penso io. Non chiediamo una casa vera e propria, anche perché quando sono andato in Comune, ora, in pratica mi hanno detto che per noi non c’era nulla e che ci dobbiamo arrangiare e che non possiamo stare nei parcheggi. E allora che devo fare, qui a Titignano abbiamo ancora la residenza temporanea e lo scuolabus viene qui a prendere i bimbi per la scuola. Con Mellea si doveva trovare una soluzione, un pezzo di terreno vicino a Badia, ma ora è cambiato Sindaco e tutto è andato all’aria. Loro ci mandano via e basta, se vi sembra giusto.”

Gianni Ametovich e la sua famiglia sono adesso lungo via del Fosso Vecchio, vicino al terreno dove per dieci anni hanno tranquillamente vissuto, con la loro cultura, il loro modo di essere, la loro dignità.

L’attuale maggioranza di centro destra sembra solo aver la capacità di urlare che se ne devono andare, che non sono graditi, senza mai riuscire a risolvere la situazione, solo fomentare odio.

C' un'associazione che si occupa di seguire le famiglie rom con bambini per la loro scolarizzazione è l'associazione Articolo 34 che ci ha dato il contatto con la famiglia Ametovich

luca.doni