Porto di Marina di Pisa, nessun permesso a costruire
In una nota stampa, Una Città in Comune e Rifondazione Comunista dichiarano: "Porto Marina di Pisa: non è stato depositato alcun permesso a costruire. Per gli uffici comunali prima delle case devono essere realizzate le opere di urbanizzazione"
Negli scorsi giorni veniva annunciato con toni trionfali, da parte della Marina Development Corporation, che era stata depositata in Comune la richiesta di permesso di costruite per la realizzazione del primo dei 3 lotti per 7 mila metri quadrati con 38 appartamenti di lusso, palestre, piscine, spa, ristoranti, un club.
La società, gestita dal Fondo immobiliare Namira sgr, è subentrata alla Boccadarno per realizzare l’investimento immobiliare adiacente il porto.
Grazie alla nostra richiesta di discussione depositata lo scorso febbraio, lunedì 10 ottobre finalmente si è discusso l’argomento in Prima commissione consiliare permanente, ed è emersa ancora una volta una realtà molto differente.
Infatti - secondo quando riferito dagli uffici comunali - non risultava alla giornata di lunedì depositata alcuna richiesta di permesso a costruire da parte della società, né all'edilizia privata né al SUAP.
Ma non solo. Grazie alla nostra iniziativa è emersa chiaramente che siamo di fronte ad una ulteriore forzatura da parte del soggetto privato, portata avanti anche con una campagna di stampa.
Infatti, in base a quanto dichiarato dagli stessi uffici comunali, il primo permesso a costruire deve essere relativo alla opere di urbanizzazione che ancora mancano, in quanto non realizzate o parzialmente realizzate, ma né collaudate né collaudabili.
Cosa ben diversa dalla richiesta che la società, che vuole invece partire subito dalle realizzazioni immobiliari.
Ricordiamo infine che ad oggi non è neanche stato sottoscritto l’accordo transattivo con il Comune per l’acquisto delle aree comunali, e nel frattempo la Namira ha fatto ricorso al Tar contro il Comune sulla validità del Piano di Recupero, con l'obiettivo di chiedere una ulteriore variante, che oggi non è consentita poiché il Piano di Recupero è risulta scaduto.
Una strategia che getta ancora pesanti ombre sulle intenzioni reali di Namira e sul futuro di quella area.
Ancora una volta - come ribadiamo da anni - si ripresenta lo scontro tra interessi privati e interessi pubblici, con il privato unicamente interessato alla operazione speculativa di costruire edifici residenziali di lusso, che non ha nulla a che vedere con gli interessi pubblici di riqualificazione e rilancio del litorale.
Una città in comune
Rifondazione Comunista