Presunti abusi al Russoli: parlano i docenti

Cronaca
PISA e Provincia
Lunedì, 22 Marzo 2021

Dopo la denuncia di alcune studentesse dello scorso 8 marzo, ecco il documento elaborato dalla commissione nominata dal Collegio dei Docenti dell'Istituto pisano

Lo scorso 8 marzo, con un presidio di fronte ai cancelli e nel cortile della scuola, alcune studentesse del Liceo Artistico Russoli avevano denunciato episodi di molestie e violenze subite dai professori.

L'iniziativa aveva avuto un seguito, con smentite a firma dell'Istituto pisano e con prese di posizione contrarie ai metodi usati dai manifestanti per portare a galla l'intera questione.

Oltre alla denuncia delle studentesse, dall'associazione Non una di meno Pisa era anchre stata pubblicata una raccolta firme sulla piattaforma change.org, una denuncia netta (che pubblichiamo per intero più in basso) dei fatti avvenuti al Liceo Artistico Russoli di Pisa e a sostegno delle studentesse protagoniste di "un gesto di grande forza e responsabilità".


 

Oggi pubblichiamo il comunicato redatto da una commissione ad hoc nominata dal Collegio dei Docenti del Liceo Russoli di Pisa e Cascina, con le firme degli estensori e primi firmatari del documento. Nei prossimi giorni al documento potranno aderire anche altri lavoratori della scuola.

I lavoratori e le lavoratrici del Liceo artistico Russoli firmatari del presente documento, di fronte ai fatti denunciati da alcuni/e studenti/studentesse della scuola nel corso della manifestazione tenutasi l’8 marzo scorso, non possono esimersi dal prendere una netta posizione al riguardo.

Abbiamo atteso alcuni giorni ad esprimerci perché consci/e della complessità e della delicatezza delle tematiche esposte, che toccano un nervo scoperto della società e riguardano fenomeni di vario tipo, molto più diffusi di quanto si pensi e di quanto emerga dalle denunce, anche perché molto spesso si tratta di comportamenti-limite non facili da individuare, ma non per questo meno gravi.

Siamo una scuola che crede molto nella propria missione educativa, e che pratica concretamente, non solo nei proclami, l'inclusione, l'accoglienza e l’ascolto come aspetti fondamentali nella crescita e nella formazione delle ragazze e dei ragazzi. Per questo ancor più feriscono le accuse rivolteci, specie per il loro carattere generico e indiscriminato verso tutto il personale docente della scuola.

Dobbiamo indubbiamente distinguere la questione di metodo dalla questione di merito. Per quanto riguarda il metodo siamo fortemente contrari/e ad esternazioni che negano le basi dello stato di diritto. Riteniamo assolutamente necessario, per la tutela di tutte le parti coinvolte, anche delle stesse eventuali vittime, a cui va tutta la nostra solidarietà ed attenzione, che le accuse trovino gli spazi adeguati di denuncia. Solo in tali spazi sarà possibile presentare le prove e avere la possibilità di difendersi. Per quanto riguarda il merito, superando l'amarezza per il tenore di questi attacchi, pensiamo che sia necessario comprendere che la protesta sia anche il sintomo di un disagio e una forma di richiesta alla quale vogliamo prestare ascolto e fornire risposte adeguate.

Riteniamo quindi doveroso accogliere con la massima attenzione e serietà le istanze avanzate attraverso l’individuazione di percorsi nei quali tutte le componenti della scuola si assumano le proprie responsabilità e possano definire strumenti efficaci di prevenzione ed intervento. In tal senso proponiamo di costituire luoghi di confronto e approfondimento tra il personale docente e ATA e con gli studenti, volti a vagliare proposte di azione come per esempio l'elaborazione di un codice di condotta e di attività laboratoriali specifiche, affinché la nostra scuola sempre più e consapevolmente sia luogo di inclusione, di accoglienza e di ascolto.

Michele Barbieri
Lorena Conte
Ernesto Guglielminetti
Letizia Lindi
Giuseppe Niosi
Antonio Pellicori


 

Questo di seguito il testo integrale pubblicato sulla piattaforma change.org dall'associazione Non una di meno Pisa

L'8 marzo 2021 al liceo Russoli di Pisa, con un gesto di grande forza e responsabilità, le studentesse hanno denunciato episodi di molestie e violenze avvenuti in ambito scolastico da parte di professori.
Come movimento Non Una Di Meno - Pisa siamo al loro fianco, le sosteniamo scrivendo questa lettera aperta per condividere alcune riflessioni e invitare altre persone, associazioni gruppi e collettivi a prendere posizione.

All’interno della scuola, istituzione che dovrebbe insegnare il rispetto dei diritti, luogo in cui ragazze e ragazzi dovrebbero sentirsi sicure e protette, e dove dovrebbero ricevere l’aiuto appropriato qualora denunciassero situazioni lesive della loro persona, da anni si ripetono episodi di molestie e violenze.

"Non posso denunciare le molestie di un professore perché la sua carriera vale più della mia dignità": queste le parole dello striscione attaccato fuori dall'Istituto l'8 marzo, rimosso dopo pochissimi minuti.

In molte, ripercorrendo a ritroso gli anni di scuola, ricordiamo episodi che ci hanno infastidite, messe in imbarazzo, ai quali non sempre siamo state in grado di dare un nome perché chiamarle violenze avrebbe rotto quel patto di fiducia che all’interno della scuola si attua (o così dovrebbe essere) tra studenti e insegnanti.

In molte non abbiamo parlato, ci siamo sentite in colpa, abbiamo giustificato.

Ma di fronte a un certo linguaggio, a certe battute, a una mano sul corpo, a un suggerimento sul vestiario, e, più recentemente, messaggi sui social da parte dei professori e richieste di foto SONO VIOLENZE, non hanno altro nome! E quando sono agite da chi ha potere e autorità, per il ruolo che ricopre e per la differenza di età, sono ancora più gravi.

Questo accade al liceo Russoli, ma non è certamente l’unica scuola in cui accade. Stavolta le giovani donne lo hanno raccontato, lo hanno scritto nei loro taccuini, lo hanno urlato, forti di riconoscersi l’una nelle parole dell’altra e nel non essere sole.

La cosa ancora più grave è che in questi giorni, a seguito dell’azione coraggiosa della mattina dell’otto, sono stati tanti i messaggi di ragazze e ragazzi, che vogliono rimanere anonime, che raccontano episodi simili. Siamo di fronte a quel fenomeno che abbiamo chiamato negli anni ME TOO: sorella è successo anche a me! A questo riconoscimento segue la voglia di lottare affinché gli abusi normalizzati dei professori non siano più la quotidianità da subire in silenzio.

La violenza inquisitoria che ha suscitato la narrazione di questi episodi, da parte di chi si sente legittimato a chiedere spiegazioni e più dettagli, è sintomo della paura e dell'in-abitudine a nominare e a combattere la violenza.

Questa è solo la punta dell’iceberg, purtroppo.

La risposta di chi dovrebbe sostenere e tutelare queste ragazze è stata, nel passato e in questi giorni, anche per mezzo stampa, uno sconcertante tripudio di narrazioni tossiche: “io non so nulla”, “per accusare qualcuno ci vogliono le prove sennò è diffamazione”, “abbiamo riconosciuto delle studentesse, verranno denunciate”, “così ci state accusando tutti noi professori”.

Queste risposte sono un’ulteriore violenza perpetrata dalla cultura dello stupro, egemone nel nostro paese e in tutte le istituzioni: far sentire chi ha la forza di dire quello che subisce sol*, colpevole e colpevolizzat* è un atto gravissimo! Queste risposte sono egocentriche, intrise di paura, non all’altezza di confrontarsi con la necessità di decostruire una società intrisa di molestie normalizzate. Questa non è una  questione privata ma ci tocca tutte!

Cos’è la cultura dello stupro?

Una cultura in cui l'aggressione e l'aggressore vengono pensati come contesti e persone fuori dalla quotidianità.
Nella cultura dello stupro si tende a minimizzare, a non credere a chi narra una violenza, volere sempre prove esterne e inconfutabili, cercare gli “errori” della vittima come: “era ubriaca, era vestita così, ha provocato”.
Altra caratteristica è minacciare ripercussioni se non si raccontano gli episodi nel minimo dettaglio.

La cultura dello stupro è una costante e quotidiana pressione per far rimanere le cose sempre uguali, perpetrata in primis da adulti che normalizzano comportamenti non consensuali, facendoli diventare quotidiani e “normali”.

Consapevoli che non si possa  rompere questa cultura egemone con i suoi stessi strumenti, noi crediamo alle ragazze che hanno trovato la forza di parlare, soprattutto  ascoltiamo quello che vogliono condividere e rispettiamo ciò  che non vogliono dire.

Abbiamo scritto questa lettera perché pensiamo che le risposte che un’istituzione formativa dovrebbe dare alle parole di denuncia delle sue studentesse non possano essere le minacce di denunce, l’isolamento e il tentativo di screditare chi si è presa la responsabilità di infrangere il silenzio.

Vi invitiamo a sottoscrivere sostenendo questo atto di responsabilità e lotta delle studentesse contro le molestie dei loro professori e poi, sottoposte ad un’ulteriore violenza psicologica dall’omertà delle figure adulte dell’istituto.

Lunedì 15 marzo, nel pomeriggio, le rappresentati sono state convocate a un consiglio d’istituto straordinario per discutere di quanto è avvenuto.

Sarà un momento complesso e delicato, alcune delle testimonianze verranno nuovamente raccontate e noi saremo insieme a loro!

redazione.cascinanotizie