Protesta degli studenti alla Normale contro la collaborazione con la Tel Aviv University
Bloccata la seduta del Senato Accademico
 Tensione alla Scuola Normale Superiore durante la riunione del Senato Accademico di oggi. Un gruppo di studenti, dottorandi e ricercatori ha fatto irruzione nella seduta per chiedere spiegazioni sulla decisione dell’ateneo di rinnovare la partecipazione al CECAM, un consorzio di ricerca internazionale di cui fa parte anche la Tel Aviv University.
Tensione alla Scuola Normale Superiore durante la riunione del Senato Accademico di oggi. Un gruppo di studenti, dottorandi e ricercatori ha fatto irruzione nella seduta per chiedere spiegazioni sulla decisione dell’ateneo di rinnovare la partecipazione al CECAM, un consorzio di ricerca internazionale di cui fa parte anche la Tel Aviv University.
Secondo i manifestanti, l’università israeliana sarebbe «coinvolta strutturalmente nel genocidio del popolo palestinese e nel sistema di apartheid israeliano», e la prosecuzione dell’accordo rappresenterebbe una «complicità in crimini contro l’umanità».
Gli studenti, già mobilitati nelle scorse settimane con assemblee e presidi – tra cui l’occupazione del 3 ottobre in occasione dello sciopero generale per la Palestina – denunciano «l’assenza di dialogo e l’atteggiamento elusivo della direzione della Normale». Nel comunicato diffuso dopo l’incontro si legge che «il direttore si è alzato e se n’è andato senza rivolgere parola ai presenti, evitando ogni confronto».
La protesta accusa la Scuola di essersi «rifugiata dietro formule e tecnicismi», rinnegando la mozione votata il 22 luglio scorso che impegnava l’istituzione a una presa di posizione chiara contro la violenza nei Territori occupati. Gli studenti chiedono l’adozione di un boicottaggio accademico verso le università israeliane e promettono di «continuare a mobilitarsi finché la comunità sarà ascoltata».
Il comunicato si conclude con un appello netto: «La comunità della Normale ha già scelto da che parte stare: non vogliamo essere complici di un genocidio. È una questione di dignità, giustizia e libertà dei popoli oppressi».

