Terminata l'occupazione del Liceo Buonarroti

Cronaca
PISA e Provincia
Domenica, 5 Dicembre 2021

In un lungo documento gli studenti e le studentesse del Liceo Buonarroti di Pisa annunciano la fine dell'occupazione della scuola: "una tappa di un percorso appena iniziato"

DOCUMENTO DI FINE OCCUPAZIONE

 sabato 4 Dicembre, termina l’occupazione del Liceo Buonarroti.

Già dal primo giorno di occupazione abbiamo fatto il possibile per renderla un’esperienza costruttiva, formativa e partecipata. Tenendo ben in mente il nostro obiettivo abbiamo elaborato un programma giornaliero costellato da attività stimolanti per tutti e tutte.
Il primo giorno, al seguito di un’assemblea con l’intera scuola svoltasi sulla terrazza del Complesso Marchesi, ci siamo spostati all’interno dell’edificio per avviare alcuni laboratori permanenti come ripetizioni peer to peer, laboratorio di dibattito, laboratorio di scacchi, cineforum, tornei sportivi.
In seguito vi è stato un confronto con una parte del corpo docenti che ha espresso le proprie perplessità riguardanti il nostro gesto.
Abbiamo partecipato ad un’attività proposta dal gruppo di Fridays For Future, ragionando, attraverso un laboratorio basato sulla condivisione ed il confronto di opinioni, sul concetto di giustizia climatica dapprima in chiave personale e soggettiva, poi in una definizione collettiva. Abbiamo allestito un cineforum discutendo, poi, insieme ciò che ci ha suscitato la visione del film.
Di grande rilievo è stata un’attività organizzata e gestita dal gruppo femminista Non Una Di Meno che ha riscosso particolare entusiasmo e partecipazione. Durante l’intero incontro si è parlato di tematiche essenziali e non affrontate abbastanza nel regolare orario scoslastico, quali la violenza sulle donne, in particolare violenza sessuale e domestica affiancato da un ampio discorso sugli steriotipi di genere. Il confronto su questi temi ha permesso la creazione di uno spazio sicuro, rispettato, che si è presto fatto teatro di condivisioni di esperienze personali e consigli dettati dalla più totale solidarietà e sincera comprensione.
Abbiamo partecipato a laboratori artistici e creativi con il gentile aiuto di alcuni studenti del Liceo Artistico di Pisa che ci hanno fornito i materiali necessari: ci siamo cimentati in creazioni in ceramica e specializzati in due diverse tecniche artistiche quali l’uso degli acrilici e la creazione di stencil da muro.
Abbiamo fatto numerose assemblee logistiche e dibattiti, momenti di socialità collettiva e partecipato a laboratori manuali di serigrafia e altre tecniche di tempera.
Si è inoltre tenuta un’assemblea durante la quale ci premeva che chi fosse interessato alla questione o più in generale al futuro della nostra scuola potesse avere uno spazio dove confrontarsi ed esprimersi liberamente. Abbiamo aperto la discussione con un riepilogo delle ragioni per le quali abbiamo protestato ridiscutendole al fine di capire cosa avevamo effettivamente raggiunto e quali obiettivi vogliamo porci per comporre un percorso di proteste ben strutturato. Dal dibattito sono emersi alcuni punti chiave quali: la mancanza delle aule, la critica al sistema scolastico istituzionale e ministeriale, i dubbi e le perplessità sulle attuali modalità di insegnamento della materia educazione civica, le riflessioni su una scuola che vorremmo a contrasto con quella che, giorno dopo giorno, contribuisce ad accrescere il nostro malessere.

Tutte queste attività sono state portate avanti con il fine di coinvolgere lo studente mediamente passivo in momenti di apprendimento alternativi, per riaccendere in lui o in lei l’interesse e la partecipazione che, anche per gli anni trascorsi in pandemia, erano sbiaditi nella maggior parte di noi. 
Abbiamo, così, mosso delle critiche contro un sistema scolastico che ci rende sottomessi, che non ci insegna a vivere in modo autonomo bensì ad accettare il nostro posto nella gerarchia sociale. L’obiettivo è, pertanto, stato pienamente raggiunto considerando l’ampia partecipazione a tutte le assemblee e laboratori. Siamo, dunque, convinti che questi cinque giorni abbiano fatto crescere nella collettività la responsabilità per la nostra scuola e per la nostra vita in generale. A questo riguardo abbiamo invitato una delegazione della rivista Riscatto con cui abbiamo deciso di cominciare un percorso di interviste a vari studenti per creare un reportage dall’occupazione al fine di esplicitare i disagi ampiamente diffusi nella scuola.

Lo scopo di questo documento non è però soltanto elencare e descrivere le attività che sono state svolte, ma è anche puntualizzare alcune questioni che ci è sembrato siano state fraintese da molti e molte.
Innanzitutto questa protesta deve essere considerata come un mezzo di espressione dei problemi, e non tanto come soluzione dei medesimi: è stato per noi un momento di crescita personale, formazione e condivisione durante il quale tutti hanno avuto modo di esprimere, condividere e analizzare i nostri problemi in maniera critica, affiancando momenti di riflessione a momenti di creatività.

Vogliamo ancora una volta ribadire come la nostra occupazione non rappresenti un attacco diretto agli insegnanti o al preside: la nostra è una critica all’intero sistema scolastico, non un’accusa al singolo corpo docenti del Buonarroti; ci rendiamo perfettamente conto dell’esistenza di eccezioni rappresentate da alcuni professori che tentano di portare avanti un sistema di didattica diverso da quello da noi criticato, e non possono perciò essere imputati di tali critiche; nonostante ciò i problemi permangono poiché quello a cui ci riferiamo sono dinamiche talmente radicate che per sovvertirle non sarà sufficiente, su larga scala, l’impegno (seppur da riconoscere e lodare) di pochi docenti.

L’occupazione non rappresenta la fine di un percorso, ma è, al contrario, una tappa tra le altre e ha costituito uno spazio nel il quale abbiamo coltivato le relazioni che permetteranno di far fronte a future criticità come una scuola più unita e con alla base un pensiero condiviso.

La critica alla didattica di certo tiene conto anche dell’edilizia, in quanto fattori strettamente legati: infatti, per evitare che il nostro atto di protesta risultasse auto invalidante e controproducente abbiamo lasciato agli operai, che stanno lavorando al fine di permetterci di avere maggiore disponibilità di ambienti scolastici, proseguire con i lavori negli uffici provinciali.
Già prima di occupare la scuola ci siamo impegnati al massimo nel cercare un dialogo con la Provincia e farci dare delle date concrete di inizio dei lavori come l’impianto di areazione e la ristrutturazione dell’ex biblioteca Provinciale, senza però avere successo. Avendo quindi esaurito tutte le possibilità che noi studenti avevamo per provare a risolvere queste problematiche, siamo impossibilitati ad occuparci in altre maniere della questione e siamo arrivati ad un punto fermo che può essere smosso solo dalle istituzioni competenti. Questo è il motivo per cui durante questa occupazione abbiamo dato più spazio al dibattito delle altre problematiche sopra elencate.

Nonostante gran parte dei danni recati alla scuola sono stati inflitti da studenti esterni al nostro liceo, noi ce ne siamo assunti la piena responsabilità e metteremo a disposizione i fondi necessari per le riparazioni. Non vogliamo che, come successo in passato, i danni provocati durante l’occupazione ne vanifichino la legittimità; nonostante i vetri rotti la nostra occupazione ha avuto i suoi frutti, e ci teniamo affinché l’attenzione mediatica non si concentri esclusivamente su cosa è andato storto.

Gli studenti e le studentesse del Buonarroti

redazione.cascinanotizie