Territorio conteso tra Pisa e Firenze: il sindaco Giglioli rilancia il dibattito sull’identità territoriale di San Miniato
Travolto dalle critiche per un post pubblicato sui social, il primo cittadino sanminiatese interviene a Punto Radio Cascina Notizie e apre alla possibilità di un percorso partecipativo sul rapporto con Firenze e la ricollocazione amministrativa di San Miniato nell'area fiorentina
Giovedì 20 novembre, ai microfoni di Punto Radio Cascina Notizie, il sindaco di San Miniato Simone Giglioli ha commentato il post pubblicato il 17 novembre sulla storia amministrativa del territorio che guida da due mandati, un intervento che ha suscitato reazioni vivaci sui social, tra critiche di “odiatori seriali” e prese di posizione da parte di alcuni cittadini pisani.
Durante l’intervista a cura di Carlo Palotti, Giglioli ha definito il suo intervento su Facebook "un post storiografico", pubblicato in occasione del centenario del decreto che modificò gli equilibri territoriali toscani. "Un anniversario tondo è un’occasione per ricordare certi fatti — ha detto —. Mussolini, insieme a Ciano, fece questa scelta per riequilibrare l’allargamento della provincia di Livorno, che sottraeva territori a Pisa".
Il sindaco ha ripercorso le tappe di quella trasformazione istituzionale, ricordando come San Miniato fosse sede di un importante circondario fiorentino, dotato di sub-prefettura, tribunale e una vasta giurisdizione. Con il trasferimento sotto Pisa, spiegato dal primo cittadino come parte di un più ampio riassetto territoriale, la città perse quel ruolo centrale mentre Empoli acquisì nuova rilevanza.
Ma San Miniato, oggi, si sente più pisana o fiorentina? A questa domanda Giglioli ha risposto richiamando i sei secoli di appartenenza a Firenze: "È normale che ci sia un legame, perché dal 1370 al 1925 il rapporto con Firenze è stato continuo". Il sindaco ha ricordato anche che all’epoca vi furono proteste contro il decreto fascista, segno di una decisione "non vissuta come un semplice colpo di penna sulla carta".
Sul piano personale, Giglioli ha dichiarato di vedere San Miniato come "terra di mezzo", ed ha sottolineato che l’attuale differenza tra città metropolitana e provincia fa "pendere la bilancia" verso Firenze in termini di risorse e finanziamenti. Tuttavia, Simone Giglioli ha precisato che il sentimento della popolazione è un’incognita: "Per sapere cosa ne pensa davvero la cittadinanza serve un referendum".
Interrogato sulla possibilità di avviare un percorso partecipativo volto a valutare un eventuale ritorno amministrativo di San Miniato sotto Firenze, il sindaco non ha escluso l’ipotesi, pur mantenendo cautela sui tempi e sulle procedure: "Può essere pensabile, ma non conosco l’iter e non posso prendere impegni".
In chiusura, Giglioli ha voluto ribadire la natura del suo post: "Ci tengo a sottolineare che era un post storico".
ASCOLTA L'INTERVISTA INTEGRALE
Ecco cosa aveva scritto Simone Giglioli lo scorso 17 novembre.
100 anni fa, il 15 novembre 1925 - dopo quasi sei secoli di appartenenza fiorentina - San Miniato entrava a far parte della provincia di Pisa.
La creazione della Provincia di Livorno, voluta dal fascista Costanzo Ciano, svantaggiò particolarmente la città della torre pendente, che fu compensata dall'assegnazione di cinque “terre” del Valdarno Inferiore che, storicamente, erano sempre rimaste sotto la giurisdizione di Firenze.
I comuni che fino a quel momento costituivano buona parte dell'allora Circondario di San Miniato, una sorta di sottoprovincia da noi guidata: Santa Croce sull'Arno, Montopoli in Val d'Arno, Castelfranco di Sotto e Santa Maria a Monte diventarono pisane insieme a San Miniato mentre Fucecchio, Empoli, Montaione e Cerreto Guidi rimasero a Firenze (ed Empoli divenne il nuovo capoluogo di quell'ambito amministrativo). Va da sé che Empoli ne guadagnò in termini di sviluppo e la nostra città, da essere la più importante della provincia fiorentina insieme a Pistoia, diventò un luogo periferico di una provincia pisana già abbastanza sminuita dai nuovi assetti.
Insomma, per l'ambizione personale di un gerarca, peraltro consuocero di Mussolini, la nostra città fu declassata e privata di un legame secolare con la città del giglio, simbolo che ancora oggi - a testimonianza di un'identità storica ben precisa - svetta tra gli affreschi della nostra più prestigiosa sala comunale.



