Togliere il taser alla Polizia municipale. Lo chiede Diritti in comune
Chiesta al Comune la modifica del regolamento. "Il Taser è un'arma pericolosa, troppo spesso mortale"
Il gruppo consiliare Diritti in comune torna a chiedere al Comune di Pisa la rimozione immediata del Taser dalla dotazione della Polizia municipale.
La richiesta arriva all’indomani di due nuovi casi di morte avvenuti a Olbia e vicino Genova dopo l’impiego dell’arma a impulsi elettrici da parte delle forze dell’ordine.
Secondo Diritti in comune l’uso del dispositivo comporta rischi gravi per la salute e solleva questioni di carattere politico e sociale.
Ha scritto Diritti in comune.
Nei giorni scorsi, nel giro di 24 ore, ben due persone sono morte dopo essere state colpite con il Taser dalle forze dell’ordine. A Olbia, un 57enne è morto d'infarto mentre veniva trasportato in ospedale dopo che i carabinieri lo avevano fermato usando i dardi elettrici dell'arma. Poche ore dopo, vicino a Genova un 47enne è stato ucciso in casa propria sempre da un carabiniere con il Taser. A giugno, un altro morto a Pescara, con le stesse modalità. E in Italia si contavano già un caso nel 2024, a Bolzano, e uno nel 2023, a Chieti. Non vogliamo che anche Pisa possa diventare teatro di simili orrori.
Il Taser è un'arma pericolosa, troppo spesso mortale, in particolare su persone con problemi cardiaci o sotto effetto di alcol o droghe, come testimoniano numerosi studi medici. Ad oggi, negli Stati Uniti si contano più di mille morti avvenute subito dopo che la persona era stata colpita dagli stimoli elettrici; tra queste, in almeno 153 casi l'autopsia riporta il ferimento da Taser come unica causa del decesso.
Da quando l'Amministrazione comunale nel 2023 manifestò l'intenzione di dotare la Polizia Municipale di questa pistola a impulsi elettrici come arma ordinaria, da subito esprimemmo la nostra netta contrarietà. Contrarietà basata, oltre che sui numerosi studi scientifici che hanno sollevato numerosi problemi sull'arma ideata e prodotta dalla statunitense Axon, anche sugli allarmi lanciati da organizzazioni come Amnesty International e Antigone (Patrizio Gonnella è tornato anche in questi giorni sulla questione) e sulla relazione del Garante nazionale per le persone private della libertà. Senza dimenticare che nel 2007 l'ONU l'aveva descritta come strumento di tortura.
Gli allarmi sopra citati e le numerose relazioni e studi sulla pericolosità dell'arma sarebbero di per sé sufficienti a farla rimuovere dalla dotazione della Polizia Municipale. Ma la questione qui non è solo tecnica, è soprattutto politica. Prova ne è il fatto che il Taser è stato introdotto dall'Amministrazione comunale come arma ordinaria nel Regolamento della PM prima della fine della sperimentazione dell'arma, come se il suo inserimento nella dotazione degli agenti prescindesse dalla sua efficacia e validità.
La scelta di dotare le forze dell'ordine di un'arma che spara dardi a impulsi elettrici che immobilizzano la vittima facendo contrarre i muscoli, risponde a precise scelte politiche securitarie, violente, potenzialmente razziste e antidemocratiche della destra al Governo e in Comune.
La destra pisana grida alla sicurezza, alla cancellazione dei diritti, dimentica la dignità delle persone tutte, anche quelle in stato di fermo di arresto o detenzione.
Le politiche securitarie mascherano con una presunta mancanza di sicurezza la necessità di affrontare strutturalmente le disuguaglianze crescenti e lo smantellamento dello stato sociale, colpito costantemente dalla destra locale e nazionale che alimenta marginalità ed esclusione di sempre più persone dal tessuto cittadino: senza fissa dimora, tossicodipendenti, stranieri irregolari, cioè chi spesso finisce per essere colpito dall'arma.
Politiche violente perché, di fronte a una persona che dà in escandescenze, che spesso vive profondi disagi, invece di prendersene cura o comunque di affrontare il momento di potenziale pericolo con tutti i metodi di gestione del conflitto che dovrebbero essere patrimonio comune delle forze dell'ordine, si interviene con un'arma che procura atroci dolori, spesso producendo gravi danni fisici o pure la morte.
Insomma, un fenomeno crescente di spettacolarizzazione della violenza di Stato, di repressione del dissenso a tutti i costi, di disumanizzazione degli interventi repressivi, di assoluta noncuranza dei diritti di chi è marginalizzato: il monopolio della violenza appartiene allo stato che non ha timore di usarla, soprattutto su persone che rappresentano corpi estranei alle retoriche di chi governa, corpi sacrificabili anche con la morte sull'altare del buon governo e delle città sicure.
Noi ribadiamo la nostra contrarietà e condanniamo fortemente il Sindaco Conti che nel suo piccolo propone la stessa propaganda, militarizzando in tal modo la Polizia Municipale, alimentando l’odio verso l’altro in un crescendo di politiche anche potenzialmente razziste.
Gli studi statunitensi anche su questo ci mettono in guardia: all'interno del razzismo sistemico della polizia americana l'uso del Taser appare paradigmatico, sia rispetto alle statistiche sul numero di afroamericani o latinoamericani colpiti, sia rispetto a singoli episodi di particolare efferatezza. E, visti i numeri delle persone straniere detenute in Italia o la situazione dei CPR, i rischi di un uso razzista di questo tipo di arma non sono così impensabili neanche da noi.
L'uso del Taser rientra quindi in una serie di misure repressive che esasperano la violenza con la vendetta di stato, dimenticando il senso e i limiti della pena e le ragioni più profonde che animano lo stato di diritto fino a perpetrare atti ritenuti forme di tortura dall'ONU.
E' quindi urgente che si modifichi l'art. 22 del Regolamento della Polizia Municipale, rimuovendo immediatamente dalla dotazione degli agenti i Taser, come richiesto dalla mozione che abbiamo depositato a giugno e che dev'essere ancora discussa.