Toscana 2025. Dopo l'esclusione dal listino Sonia Luca attacca il Partito Democratico
4 uomini e 3 donne si contenderanno un posto in consiglio regionale. L'assessora di Pontedera bacchetta Alessandra Nardini e il suo silenzio sul non rispetto della parità di genere
Inutile che il sostegno alla sua candidatura sia arrivato, quasi senza esclusioni, da tutti gli amministratori dem della provincia di Pisa, sindaci e sindache, assessori e assessore.
Sonia Luca, anche dopo la verifica a livello nazionale e regionale, resta esclusa dal listino delle candidate e candidati del Partito Democratico dal consiglio regionale della Toscana.
Sabato 13 settembre, ad un mese dalla tornata elettorale regionale ed incassato il definitivo no del partito, Sonia Luca ha pubblicato un comunicato, che riportiamo integralmente.
Ha scritto Sonia Luca.
Apprendo con amarezza la decisione del Partito Democratico di non inserirmi tra i candidati della provincia di Pisa per le prossime elezioni regionali presentando una lista con 7 candidati anziché 8, quattro uomini e tre donne. La mia candidatura, uscita all’unanimità dall’assemblea comunale del PD di Pontedera lo scorso maggio e sostenuta da numerose realtà della Valdera e da molti amministratori della provincia di Pisa, è stata prima esclusa e poi non recuperata neppure per coprire un posto rimasto libero.
Questa esclusione non riguarda soltanto la mia persona. Pontedera è una città industriale, sede della Piaggio, un territorio che ha sempre rappresentato un punto di riferimento politico e sociale per l’intera Toscana. Credo che il sostegno ampio ricevuto testimoniasse la volontà di dare rappresentanza a questa realtà e a un bacino elettorale significativo.
Per questo la decisione dei vertici del PD non è solo inspiegabile ma appare frutto di logiche interne che hanno privilegiato la tutela di alcune candidature a scapito della possibilità di costruire una lista davvero competitiva e rappresentativa. Non solo, anche in sede di ridiscussione della lista, si è preferito barattare la mia esclusione con la posizione di capolista donna che in base alla legge regionale impone l’alternanza di genere. La decisione di riaprire a livello nazionale la trattativa per poi confermare la posizione originaria, certifica ulteriormente il veto sulla mia candidatura, evidentemente non superabile per non alterare gli equilibri di potere.
Resta poi un tema che non può essere ignorato: la parità di genere. È stato accettato che ci fosse una donna in meno, senza che le figure più autorevoli del nostro partito, a partire dall'assessora regionale alle pari opportunità Alessandra Nardini, sollevassero obiezioni. Al contrario di moltissime donne, amministratrici e non, che hanno espresso pubblicamente e privatamente la loro disapprovazione per la decisione del partito.
Questo fatto pesa doppiamente perché contraddice i valori che il Partito Democratico proclama, così minando la credibilità delle proposte politiche. Personalmente non ho mai chiesto favoritismi, ma solo e sempre trasparenza e mi chiedo: Perché una candidatura uscita democraticamente e sostenuta dal territorio è stata espunta? Perché non è stata ritenuta idonea neppure per un posto libero? Quali criteri hanno guidato davvero la composizione della lista?
La mia vicenda personale è parte di una questione più ampia e sono rammaricata del fatto che il PD in questa vicenda, ai più alti livelli, non sia stato coerente con i principi che dichiara, che non abbia rispettato territori e che non abbia messo al centro la partecipazione e la parità di genere.